pater familias

donna con tutore decretale dovesse compiere la coemptio
testamenti f.g e che, in tal caso, non avrebbero incontrato
difficoltà, perché il tutore non si sarebbe opposto all’atto.
3.2. L’auctoritas tutoris alla coemptio testamenti faciendi
gratia.
Chiarito quali fossero i presupposti perché una donna
potesse avere il diritto di testare tutore auctore, ritorniamo
a considerare la coemptio fiduciaria testamenti faciendi
gratia sotto il profilo del suo effettivo funzionamento.
Per realizzare la coemptio fiduciaria per fini testamentari la
donna aveva bisogno del consenso tutorio. Il tutore
testamentario o optivus non si sarebbero opposti all’atto, e,
se lo avessero fatto, il pretore avrebbe potuto intervenire in
favore della donna 430 . Buckland, D’Ors, Voci e Monaco 431
sono gli unici a sostenere che lo scopo della coemptio in
esame fosse quello di rimediare all’opposizione al
testamento dei tutori muliebri legittimi, liberandola da tale
tutela. In contrario basti osservare che tali tutores, poiché
si suppone che non avrebbero consentito alla donna di fare
testamento, non avrebbero nemmeno dato il loro consenso
alla coemptio in questione, dato che erano ben consapevoli
servitù, I, cit.,90 s. nt.102; MESSINA L.,“ Coemptio sacrorum
interimendorum causa”, cit., 406 nt. 48; PIRO I., “Conventio in
manum” e successivo matrimonio in Gai. 2.139 , cit., 316 s. nt.24.
430 Gai.,1,190 e 2,122.
431 Così BUCKLAND W.W., A tex-book of roman law from
Augustus to Justinian, ed.2, cit., 119s.; D’ORS, Elementos de
derecho privado romano, Pamplona 1960, 219; VOCI P., Diritto
ereditario romano, cit., 393 s. e nt.43; MONACO L., Hereditas,
cit., 174 ss.
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