pater familias

5.2. Testamenti factio passiva.
Se pare che la donna potesse ereditare dal pater e dai
parenti prossimi ab intestato già ab antiquo, perché le fonti
sembrano essere a favore di tale ius capiendi, risulta,
invece, ben più difficoltoso ricondurre all’epoca antica la
capacità delle donne di ricevere per testamento, anche se
dalle fonti non risultano riferimenti legislativi che attestino
un’incapacità della donna di essere beneficiata con atto di
ultima volontà.
Infatti per quanto riguarda la testamenti factio passiva,
occorre chiedersi da quando il testatore potè nominare la
donna erede o riservarle comunque dei beni in via
testamentaria. La dottrina 131 , che non riconosce lo status
di sui iuris alla donna per il periodo più antico esclude che
la mulier potesse essere istituita erede o che potesse essere
beneficiaria di legati.
Come è noto, l’unica forma di testamento, oltre a quella in
procinctu 132 , risalente a prima che fossero emanate le leggi
delle XII tavole, era quella calatiis comitis.
Le fonti 133 forniscono poche informazioni sul contenuto e
la forma dell’atto in esame:
131 Vd. supra § 4, 4.1 e 4.2.
132 Per quanto riguarda il contenuto di questo tipo di testamento le
notizie sono scarsissime e, comunemente, si crede che si trattasse
di una variazione del testamentum calatiis comitis, poiché
l’esercito schierato rappresentava i comizi centuriati ed è
verosimile che potesse fare le veci dei comitia curiata.
133 Le due forme testamentarie antiche sono richiamate anche da
Tit. ex corp. Ulp. 20, 2 e Inst. 2,10,1.
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