pater familias

L’opinione dottrinale ad oggi prevalente 135 crede che il
testamentum calatis comitiis desse modo al pater familias,
privo di sui heredes, di assegnare ad un altro pater familias
pubere la fittizia posizione di filius familias, in modo che
quest’ultimo ottenesse il ruolo di heres mortis causa e
così, pur essendo extraneus alla famiglia, acquistasse il
patrimonio del de cuius. L’iter successorio appena
descritto raffigura come fortemente limitata la capacità
testamentaria del pater familias a causa dell’intangibilità
della posizione dei sui heredes, la quale caratterizzava il
periodo arcaico prima del 450 a.C., epoca in cui ancora la
diseredazione non era ammessa dal diritto e l’esistenza di
eredi legittimi pare non consentisse al pater familias di
disporre mortis causa dei suoi beni.
La dottrina, quindi, crede che il contenuto del testamento
antico fosse analogo all’adrogatio 136 ; infatti anche questa
forma di adozione si attuava alla presenza dei comizi
curiati e del Pontefice massimo. Dalla somiglianza
formale, come sopradescritta, questi autori sussumono
anche quella sostanziale, per cui l’efficacia del testamento
antico derivava dalla votazione ad opera dei comizi curiati
Prospettive negoziali romane arcaiche, in Poteri, negotia, actiones
nell’esperienza romana arcaica, Atti del convegno di diritto
romano, Copanello 12 – 15 maggio 1982 (Napoli 1984), 109 s.
135 Fra gli altri APPLETON C., Le testament romain, cit., 59 s.
nt.1; ARANGIO - RUIZ V., Le genti e le città, Messina 1914, 61s.
(= Scritti. I, 577 s.); GANDOLFI G., Sulla evoluzione della
“hereditas” alla luce del regime dei “sacra” ( Cic. De legibus, 2,
19-20, 47-49), in SDHI, 21 (1955), 243; ARANGIO - RUIZ V.,
Istituzioni di diritto romano,ed.14 , Napoli 1960, 520ss.; VOCI P.,
Diritto ereditario romano.cit., 16 ss., ID., Linee storiche del diritto
ereditario romano, cit., 395; TALAMANCA M., Istituzioni di
diritto romano, cit., 716 s.; GUARINO A., Diritto privato romano,
ed.9, Napoli 1992, 442.
136 Vd. Gai. 1,99.
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