pater familias

iferimento sia alla conventio in manum, anche se era
pressoché caduta in desuetudine a quel tempo.
Altri autori 625 pensano che il matrimonio della liberta fosse
valido solo tutore auctore. Tuttavia sembra maggiormente
probabile che si sia trattato di un’imprecisione nel volersi
riferire, invece, alla constitutio dotis 626 . Questa ipotesi è
confermata in un altro luogo delle Regulae ulpianee, di
poco precedente 627 , in cui si legge che potevano ottenere
la sostituzione del tutore impubere le donne che dovessero
contrarre matrimonio, ai sensi della lex Iulia de maritandis
ordinibus, al fine di dare, fissar o promettere la dote. È
chiaro, quindi, che l’atto che necessitava della tutoris
auctoritas era la constitutio dotis e non le nozze. Tuttavia,
come ricordato da Astolfi, senza il consenso alla
costituzione di dote era ostacolato anche il matrimonio.
625
LONGO C., Diritto di famiglia, cit., 171 s.; LAURIA M.,
Matrimonio- dote in diritto romano, Roma 1952, 20; ROBLEDA
O., El matrimonio en derecho romano. Esencia, requisitos de
validez, efectos, disolubilidad, Roma 1970, 165.
626
Cfr. ZANNINI P., Studi sulla tutela mulierum, 1, cit., 108 nt.18
e ivi dottrina meno recente.
627
Tit. ex corp. Ulp. 11,20. Vd. supra p. 286.
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