pater familias

avanzare tale richiesta. Mi pare che le ll. 22 s. dell’articolo
in questione escludano che nel municipio di Irni i pupilli
potessero postulare tutorem personalmente. Mainino,
inoltre, ritiene che il procedimento de quo abbia riguardato
anche il caso in cui la donna avesse richiesto la tutoris
datio tramite un terzo; tuttavia mi sembra che anche questo
caso afferisca alla procedura descritta alle ll. 17-22. Infatti,
si legge alle ll.22 e 23 che il procedimento ex decreto
decurionum si applicava solo nel caso in cui la richiesta
fosse stata presentata in nome e per conto di chi fosse
pupillo o pupilla, quindi non mulier: l’unica fattispecie in
cui alla postulatio muliebre era applicato il procedimento
“ex decreto decurionum” era quella in cui fosse presente
un solo duoviro nel municipio. Il caput XXIX prosegue
con una postilla generale: “Chiunque fosse stato scelto
come tutore ai sensi di questa legge, a condizione che la
tutela non spettasse a un tutore legittimo, sarebbe stato
iustus tutor come lo era l’adgnatus proximus, cittadino
romano, nei confronti di un altro cittadino romano”.
Sappiamo che la clausola “quo ne a iusto tutore tutela
abeat” (ll. 28 e 30) valeva anche in caso di datio tutoris
alla mulier, come si è visto nel papiri egizi 654 . Infatti,
anche se la lex Claudia aveva abolito la tutela agnatizia per
le donne, erano ancora in vigore le tutele del patrono e del
parens manumissor 655 . L’analogia fra iustus tutore
decretale e tutore agnatizio (ll. 30 s.), invece, sempre ai
654 La stessa formula si scorge anche nelle iscrizioni esaminate da
ARANGIO- RUIZ V., Due nuove tavolette di Ercolano relative
alla nomina di tutori muliebri, cit., 4,13 e 16; la seconda tavoletta
ercolanese ci è giunta ancor più incompleta rispetto a quella presa
in esame infra.
655 LAMBERTI (F., “ Tabulae Irnitanae”, cit., 287 nt.33)
attribuisce tout court la verifica “quo…abeat” ai soli casi di tutela
decretale data ai pupilli.
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