pater familias

sostituzione ma in merito al caso del tutore impubere 289 .
La disciplina del senatoconsulto ricordato da Gai.1,173 si
collega solo indirettamente al caso di specie, poiché, anche
se di epoca classica, afferiva alla normativa atiliana,
estendendo la competenza del pretore in tema di tutela. Per
questi motivi non credo che ci possa essere un
collegamento fra il requisito del consenso del tutore
atiliano alla sua nomina e la possibile sostituzione del
tutore assente.
A Roma, dove era predominante l’oralità delle procedure,
la donna istante ed il tutore proposto dovevano presentarsi
presso il pretore. La dottrina dominante 290 , infatti, che per
il tutore dativo muliebre si applicassero le stesse regole
valide per la nomina del tutor ad litem dato dal pretore
all’impubere, ma che poteva essere affiancato anche alla
donna, come attestano Gai.1,184 e Tit. ex corp.
Ulp.11,24 291 . Ulpiano descrive la procedura per tale
nomina, citando Cassio, in un passo del Digesto:
D.26,1,3,2 (Ulpianus, libro trigesimo septimo ad
Sabinum): Si pupillus pupillave cum iusto tutore
tutorve cum eorum quo litem agere vult et curator in
eam rem petitur, utrum ipsis poscentibus datur an vero
et adversario? et sciendum est, sive agant sive
conveniantur, dari hunc curatorem posse, sed non
alias, quam si ipse petat, cui dari eum oportet. Denique
Cassius libro sexto scripsit talem curatorem neminem
dari posse nisi praesentem neque cuique nisi praesenti
et postulanti, itaque infanti non potest dari. Idem
Cassius ait, si pupillus curatorem poscere non vult,
289 Vd. infra cap.4 § 2.
290 Cfr. ZANNINI, Studi sulla tutela mulierum, II, cit., 124s.
291 Vd. supra p.74 s. e nt.166.
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