pater familias

passo di Nerazio, il quale sembra confermare che già
all’inizio del II d. C. le madri potessero chiedere per sé
all’Imperatore l’affidamento della tutela dei propri figli 698 :
D.26,1,18 (Neratius, libro tertio regularum): Feminae
tutores dari non possunt, quia id munus masculorum
est, nisi a principe filiorum tutelam specialiter
postulent.
La postulatio materna poteva essere accolta solo in alcuni
casi particolari ed eccezionali. Può darsi che il giurista
abbia voluto alludere ai requisiti e alle condizioni spiegate
due secoli dopo nella Constitutio. È chiaro che si trattava
di un’eccezione prevista solo per le madri; Nerazio, in
effetti, esordisce con il principio in base al quale le donne
non potevano essere scelte come tutori, perché la tutela era
un ufficio virile.
D.26,1,16pr. (Gaius, libro duodecimo ad edictum
provinciale): Tutela plerumque virile officium est.
La stessa regola generale è ribadita da Gaio, che con un
plerumque apre la strada, probabilmente, ai casi particolari
considerati da Nerazio.
È possibile che nello specialiter neraziano fossero
implicite tutte le condizioni e i requisiti presenti nelle
Costituzioni successive; si può ipotizzare che l’istante,
inoltre, dovesse avere il ius liberorum, in modo da non
essere sottoposta lei stessa a tutela, per essere idonea ad
698 CRIFÒ G., Sul problema della donna tutrice in diritto romano
classico, cit., 98 ss., 127; MASIELLO T., La donna tutrice, cit., 7
ss, 11 ss.
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