pater familias

agnati, le quali erano la maggior parte, non poterono fare
testamento 437 .
La situazione delle emancipate e delle liberte non era
migliore di quella delle donne ingenuae sotto tutela
agnatizia: si trattava di donne che non avevano parenti
prossimi e che per il diritto potevano testare tutore
auctore. Tuttavia anche per loro doveva essere molto
difficile ottenere l’autorizzazione a compiere l’atto, poiché
il patrono e il parens manumissor erano i loro eredi ab
intestato.
Le liberte sarebbero state libere di testare nel caso in cui il
patrono fosse morto senza lasciare figli oppure nelle
fattispecie in cui il patrono o i suoi figli avessero subito
una capitis deminutio, perché avrebbero richiesto la
nomina di un tutore atiliano. Ne è un esempio il caso di
Ispala Fecenia, la quale, dopo la morte del patrono, che
non aveva figli, aveva chiesto al magistrato di darle un
tutore, al fine di nominare suo erede l’amante Ebuzio.
Un discorso analogo vale per le emancipate: anch’esse
erano prive di agnati, perciò, quando moriva il parens
manumissor potevano chiedere il tutore atiliano e testare
liberamente tutore auctore.
3.3. Ius testandi muliebre dopo la riforma adrianea.
Gaio riferisce che un senatoconsulto di età adrianea abolì
l’obbligo della coemptio fiduciaria testamenti faciendi
gratia:
437 ZANNINI P., Studi, I, 157 ss.; ASTOLFI R., Il matrimonio nel
diritto romano preclassico, cit., 271.
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