pater familias

la sua intenzione sarebbe stata quella di essere sostituito
con il benestare della tutelata. Il pretore accertava “quo ne
ab iusto tutore tutela abeat", per poi assegnare tramite
decreto il tutore alla donna.
È molto interessante una petitio seguita dalla datio tutoris
muliebris scritta su una tavoletta cerata, databile tra il 126
e il 132 sec. d.C. 299 . In questo caso il richiedente è Publius
Diodorus nell’interesse di Erennia Antonia:
T. Flavius Titianus praef(ectus) Aeg(ypti) postulante
Publio Diodoro quo ne ab iusto tutore t[u]tela abeat e
l[e]ge Iulia et Titia et ex s(enatus) c(onsulto) Erennia
Antonia (sic) fili(ae) Luci Erenni Valentis M.
Numisium Longum legitimum tutorem dedit.
In questa fonte “legitimus” ha un significato diverso
rispetto a quello generalmente impiegato dai giureconsulti
classici: “legitimus”, riferibile al tutor decretale, infatti, è
messo in correlazione con “iustus”. Bisogna considerare
che il magistrato era chiamato ad accogliere la postulatio
muliebre in virtù della lex Iulia et Titia solo quando la
donna non avesse già un tutore; verificato quest’ultimo
requisito si procedeva alla nomina del tutor legitimus,
325 e 327, per la nomina di un procurator alla donna non era
necessaria l’interpositio auctoritatis tutoria.
LUZZATTO G. I. considera più attendibile la seconda
supposizione (Vd. A proposito di una “datio tutoris muliebris” da
parte del “Praefectus Aegypti”, in Studi in onore di V. Arangio-
Ruiz 4, Napoli 1953, 380).
299 Pubblicata da SANDERS H.A., The Transcript of a Lost Tablet,
Zeitschrift für die neutestamentliche Wissenschaft, 37 (1938), 191
ss.; ID., Appointment of a Guardian by the Prefect of Egypt,
American journal of Archeology, 46 (1942), 94 ss.
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