pater familias

ifiutatosi di obbedire alla madre e al patrigno, fu cacciato
di casa con quattro schiavi e si rifugiò da una zia materna
che abitava sull’Aventino. La vecchia e saggia matrona
Ebuzia consigliò al nipote di denunciare l’accaduto e
quanto aveva scoperto sui Baccanali al console Spurio
Postumio. Il magistrato, dopo aver ascoltato Ebuzio, con il
supporto della suocera Sulpicia, mandò a chiamare e
interrogò per prima sua zia, per verificare l’attendibilità
dell’adulescens: la matrona confermò che il nipote era suo
ospite, dato che era stato cacciato di casa e spogliato del
suo patrimonio, per essersi rifiutato di partecipare a certi
riti che avevano la fama di esser osceni. Postumio, poi,
convocò, tramite la suocera, la stessa Ispala Fecenia. La
liberta era molto impaurita, poiché temeva di incorrere in
gravi vendette da parte degli adepti del rito incriminato,
ma, rassicurata da Postumio, che si impegnò a garantirle
una vita sicura a Roma, la donna raccontò in dettaglio
l’origine dei misteri bacchici, i successivi cambiamenti nel
rito e i reati commessi durante le adunanze notturne degli
adepti che erano molti, quasi un popolo, tra cui anche
alcuni uomini e mulieres nobili. Negli ultimi due anni,
disse la liberta, si era stabilito che si iniziassero solo i
minori di 20 anni perché maggiormente raggirabili. Ispala
trovò protezione in casa della suocera del console ed
Ebuzio si trasferì presso un cliente di Postumio. Messi al
sicuro i denuncianti, il magistrato riferì quanto aveva
scoperto ai senatori, che ravvisarono un grave pericolo per
l’ordine pubblico, ma anche per quello privato, temendo
che i loro congiunti potessero essere coinvolti in tali
misfatti. Il senato emanò immediatamente un decreto con
il quale diede ai consoli il compito di aprire un’inchiesta,
occupandosi, contestualmente, della sicurezza dei delatori,
prevedendo premi per questi ultimi e per tutti coloro che
fornissero ulteriori informazioni: tutto ciò al fine di
151