pater familias

Il giurista, vissuto all’epoca degli Antonini, in questo
primo paragrafo, riferisce che, un tempo, fra gli eredi ab
intestato del pater familias si creava una societas legittima
e naturale, la quale era detta di “ dominio non diviso”.
Quindi, anticamente, le persone sottoposte alla patria
potestas o alla manus del de cuius-pater familias, alla
morte del medesimo, gli succedevano su un piano di
uguaglianza e fra loro si stabiliva, in automatico 144 , il
consortium succitato.
Questa particolare comunione evitava la disgregazione del
patrimonio che era appartenuto al pater.
I consortes, da coeredi e comproprietari, subentravano
nella titolarità dell’asse ereditario, lasciandolo indiviso e
godendo dello stesso in comune. Le Istituzioni gaiane
forniscono altre informazioni in merito al regime
patrimoniale che si instaurava tra i consortes:
Gai. 3, 154b: … In hac autem societate fratrum (…)
illud proprium erat, quod vel unus ex sociis communem
servum manumittendo liberum faciebat et omnibus
libertum adquirebat: item unus rem communem
mancipando eius faciebat, qui mancipio accipiebat…
Gaio spiega che ciascuno dei consortes poteva disporre
singolarmente di ogni bene afferente al patrimonio stesso,
poiché era titolare dell’eredità indivisa 145 . La dottrina
144 MONACO L., Hereditas e mulieres. Riflessioni in tema di
capacità successoria della donna in Roma antica, Napoli 2000, 35
e 37. Per l’esistenza del consortium non era necessario un atto
costitutivo: lo stesso si creava con il verificarsi del fatto giuridico
della morte del pater familias e si manteneva integro salvo volontà
contraria dei sui heredes.
145 FAYER C., La familia romana, cit., 26 ss.
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