pater familias

putant hanc speciem dandi tutoris in usu esse desisse;
aliis autem placet adhuc in usu esse, si legitimo iudicio
agatur.
Tale tutor era detto praetorius, perché dato dal pretore
urbano 166 . La giurisprudenza si era divisa fra coloro che
consideravano questa nomina necessaria solo per le legis
actiones e altri giureconsulti, i quali asserivano che
l’affiancamento del tutor praetorius fosse ancora
necessario per i iudicia legitima. È questa seconda
opinione ad essere corretta, perché, come si è visto
nell’Epitome Ulpiani, la donna aveva bisogno
dell’auctoritas del tutore “si lege aut legitimo iudicio
agant”.
Passiamo ora alla materia negoziale.
La donna non poteva compiere in autonomia qualunque
negozio e contrarre una qualsivoglia obbligazione inerenti
alla sfera dell’antico ius civile: si voleva infatti evitare che
potesse indebitarsi o depauperare il suo patrimonio 167 .
L’Epitome Ulpiani, in merito all’aspetto obbligatorio e
negoziale, è piuttosto generica, mentre Gaio, in vari
paragrafi delle sue Istituzioni, specifica i particolari atti
che la donna non poteva porre in essere senza il consenso
tutorio: innanzitutto la mancipatio o l’in iure cessio. Perciò
le era vietato, in autonomia, alienare le res mancipi 168 ,
166 Cfr. Tit.ex corp. Ulp.11,24: Moribus tutor datur mulieri
pupillove, qui cum tutore suo lege aut legitimo iudicio agere vult,
ut auctore eo agat (ipse enim tutor in rem suam auctor fieri non
potest), qui " praetorius tutor" dicitur, quia a praetore urbis dari
consuevit.
167 ZANNINI P., Studi sulla tutela, I, cit., 99 ss..
168 Gai. 2,80: Nunc admonendi sumus neque feminam neque
pupillum sine tutore auctore rem mancipi alienare posse; nec
mancipi vero feminam quidem posse, pupillum non posse.
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