pater familias

semplice dichiarazione solenne, non essendo i membri
dell’assemblea chiamati ad esprimere nessun voto, ma solo
ad ascoltare, in qualità di testimoni, quali fossero le ultime
volontà del testatore. In particolare Volterra 204 ,
accogliendo quest’ultima ipotesi e respingendo la tesi del
testamento-adozione, non esclude che la donna, anche se
non ammessa ai comizi, potesse testare, presentandosi
davanti all’assemblea, dove i presenti ascoltavano in
qualità di testimoni la sua solenne dichiarazione di voler
disporre mortis causa dei propri beni, senza che fosse
prevista alcuna votazione al riguardo. Nello stesso ordine
di idee, in contrasto con l’opinione dominante, vanno
ricordati altri studiosi 205 , che si basano su un testo di
Gellio:
Gell. 15, 27, 3… Isdem comitiis, quae “calata”
appellari diximus, et sacrorum detestatio et
testamenta fieri solebat. Tria enim genera
testamentorum fuisse accepimus: unum quod
calatiis comitiis in populi contione fieret…
Questo passo viene confrontato con un altro brano delle
Noctes Atticae, Gell. 13,6,3, in cui l’autore afferma che la
contio consisteva nel “verba facere ad populum sine ulla
rogatione”. La dottrina de qua, sottolineando che Gaio
utilizza la dicitura calatis comitiis in populi contione,
ritiene che le dichiarazioni testamentarie fossero
204
VOLTERRA E., Sulla capacità delle donne a far testamento,
cit.,77 nt.6 e 79.
205
COLI U., Il testamento nella legge delle XII tavole, cit., in
Scritti. II, cit., 642 ss.; ZABLOCKI J., Appunti sul “testamentum
mulieris”in età arcaica, cit., 173 ss e ARCES P.F., Riflessioni sulla
norma “uti legassit”, cit., 23 e nt.176.
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