pater familias

patrizi e i plebei arricchiti, i quali chiedevano misure molto
rigide a salvaguardia della loro posizione economica e
sociale in una fase di forte crescita del potere politicomilitare
446 . Non era vantaggioso che i ricchi patrimoni
finissero in mani muliebri: infatti, poiché i beni delle
donne non erano soggetti a tassazione, non davano
sostegno alle campagne militari 447 . Ecco spiegata
l’alleanza fra il vecchio censore e il tribuno della plebe.
Vediamo ora, per prendere posizione sul tema, alcune tra
le fonti più significative.
Cicerone sottolinea l’ingiustizia del divieto 448 :
Cic. de rep., 3.10.17: …quae…lex utilitatis virorum
gratia rogata in mulieres plena est iniuriae…”
446
MELILLO G., Personae e status in Roma antica, cit., 83 s. e
88.
447
Il primo provvedimento, che impose un tributo alle donne
romane ricche, le quali erano 1.400, fu emanato dai triumviri nel
43 a.C., come riferito dallo storico Appiano, nel De bello civili, IV,
32-34., a sostegno delle spese militari. Ortensia, figlia di Quinto
Ortensio Ortalo, pronunciò un efficace arringa, ottenendo che solo
400 donne, oltre agli uomini con patrimoni superiori a 100.000
assi, dovessero versare il tributo. La portavoce delle matrone
dichiarò che la guerra civile non meritava appoggio e che le
mulieres non erano mai state soggette ad imposizioni fiscali, perché
erano escluse dalla vita pubblica. In seguito si approfondirà meglio
questo episodio storico. Vd. infra § 5.
448
VOCI P., Il diritto ereditario romano dalle origini ai Severi,
cit., 28 s. nt. 98; COSTA E., Cicerone giureconsulto, I, cit., 225.
BALESTRI FUMAGALLI F., Riflessioni sulla “Lex Voconia”,
cit., 16 nt.16; 70 nt.12.
200