pater familias

Gai. 2, 274: Item mulier, quae ab eo qui centum milia
aeris census est, per legem Voconiam heres institui non
potest, tamen fideicommisso relictam sibi hereditatem
capere potest.
La communis opinio pensa che la normativa abbia ristretto
la precedente illimitata capacità muliebre di ricevere ex
testamento. Una parte della dottrina, tuttavia, è di opinione
diversa. Farò qui riferimento in particolare alla trattazione
in materia di Monaco 444 , la quale crede che la legge in
esame non abbia limitato la testamenti factio passiva della
donna, ma abbia, al contrario, riconosciuto alla mulier il
diritto di essere istituita erede, stabilendo, tuttavia, i limiti
sopraesposti a salvaguardia dei patrimoni della classe
dirigente.
Con il divieto voconiano si voleva difendere la
conservazione dei patrimoni, per salvaguardare l’antico
equilibrio fra ricchezza e potere a garanzia della
compattezza e della stabilità dello status di coloro che
governavano l’Urbe 445 , limitando il ius capiendi delle
donne. La legge in esame nacque da una ragione politica:
rimettere in auge gli antichi principi a tutela dell’assetto
patrimoniale alla base degli interessi della civitas, i quali,
come si è visto poc’anzi, avevano limitato anche gli atti
dispositivi mortis causa del singolo, almeno fino
all’emanazione delle XII tavole. Catone e Voconio
volevano ristabilire gli antichi mores, rappresentando i
444 MONACO L., Hereditas e mulieres, cit., 187, 192s.
445 GUARINO A., Lex Voconia, in Labeo 28 (1982), 188 ( =
Pagine di diritto romano, III, Napoli 1994, 260) MELILLO G.,
Personae e status in Roma antica, Napoli 2006, 82 s.; BALESTRI
FUMAGALLI F., Riflessioni sulla “Lex Voconia”, Milano 2008,
35 s..
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