pater familias

numero liberorum libertae superstitum virilis pars
patrono debeatur.
Tuttavia le liberte non sono pienamente liberate
dall’ingerenza del patrono/tutore in campo successorio.
Il testo di Gaio ci è giunto incompleto, ma è integrato da
quello di Ulpiano, in cui si legge chiaramente che il
patrono, anche se non poteva più controllare la testamenti
factio della liberta, conservava il diritto ad una quota
proporzionale al numero dei figli rimasti vivi della donna.
Se ne deduce che, se la liberta avesse istituito erede un
extraneus, il patronus avrebbe potuto impugnare il
testamento, al fine di chiedere la bonorum possessio
dimidiae partis ex edicto 588 .
Prendiamo ora in considerazione i requisiti che dovevano
presentare i figli affinché le madri, ingenuae o libertae,
potessero conseguire il privilegio.
1.1.2. Figli nati da iustae nuptiae o anche vulgo quaesiti?
Vediamo, prima di tutto, se avvantaggiassero le donne solo
i figli nati da iustum matrimonium o anche quelli frutto di
unioni extraconiugali.
A questo proposito la dottrina assume posizioni
contrastanti. Da un lato stanno gli studiosi che, come
Rizzelli 589 , non escludono che la lex Iulia potesse
consentire alla madre, a differenza che al padre, di
588 MASI DORIA C., Bona libertorum, cit., 152 ss.
589 RIZZELLI G., Studi sulla disciplina di adulterium, lenocinium e
stuprum, Lecce,1997, 265 s.
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