pater familias

Lemosse è smentita efficacemente da Piro 540 , che mette a
confronto la reverentia in patrem e la pietas in sororem
delle ll. 25 s.: la prima espressione si riferisce all’avvenuta
attuazione della volontà paterna in merito alla sorte
dell’asse ereditario e l’altra trova il suo significato
nell’accoglimento generoso di una disposizione a titolo
particolare a beneficio della sorella, quindi la medesima
non può essere considerata coerede di Turia e del cognato.
Le posizioni analizzate presentano delle notevoli varianti
e, peraltro, risultano qua e là fallaci o ambigue sotto i
profili giuridico o fattuale.
6.1.1. Il lascito in favore della sorella di Turia.
Innanzitutto è utile spendere qualche parola sulla natura
della disposizione testamentaria di cui ha beneficiato la
sorella di Turia 541 . L’idea che la sorella fosse stata
anch’essa nominata erede, secondo Durry, è smentita dai
dati testuali: con nos eramus heredes e hereditatem
teneremus, alle linee 13 e 19, è evidente che il dedicante
ha voluto riferirsi solo a sé stesso e alla uxor, anche se
nella disputa sulla validità o meno del testamento è stata
coinvolta anche la sorella di Turia. L’opinione più diffusa
in dottrina è quella che la soror Turiae sia stata beneficiata
con un legatum partitionis 542 , ma Durry sottolinea che il
540 PIRO I., “ Quod emancupata esset Cluvio”, cit., 171.
541 DURRY M., Éloge funébre, cit., LXIX, LXX e nt.3; PIRO I., “
Quod emancupata esset Cluvio”, cit., 181 s. nt.58.
542 MOMMSEN Th., Zwei Sepulcralreden, cit., 469 (= Ges. Schr.,
I, cit., 409); ; KARLOWA O., Römischen Rechtsgeschichte, cit.,
810; ACCARIAS C., Prècis de droit romain, cit., 424 nt.1;
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