pater familias

Se il patrono o il filius patroni, subentrato nella tutela dopo
la morte del padre, si davano in adozione, in base alle leggi
in esame la liberta doveva chiedere la nomina di un tutore,
poiché la capitis deminutio minima subita dal tutor
legitimus aveva causato l’estinzione della tutela.
Gai.1.195c: Similiter ex isdem legibus petere debet
tutorem liberta, si patronus decesserit nec ullum virilis
sexus liberorum in familia reliquerit.
Allo stesso modo la liberta doveva invocare la lex Atilia o
la lex Iulia et Titia, se il patrono moriva senza lasciare
discendenti maschi.
Un caso concreto reso noto da Livio, risalente al 186 a. C.,
ci consente di confermare l’esistenza di questa regola e di
stabilire un termine ante quem per la sua datazione:
Livius, ab Urbe condita, XXXIX, 9, 7: Quin eo
processerat consuetudine capta ut post patroni
mortem, quia in nullius manu erat, tutore a tribuni et
praetore petito, cum testamentum faceret, unum
Aebutium institueret heredem.
Livio narra che Ispala Fecennia 284 , residente a Roma, dopo
la morte del patrono, essendo sui iuris e volendo fare
testamento, al fine di istituire come unico erede l’amante
Ebuzio, chiese al pretore e ai tribuni che le fosse assegnato
un tutore 285 .
284 Sempre in merito alla vicenda di Ispala Fecenia ma in tema di
origine della tutoris optio vd. infra § 2.1.3.
285 Si tratta di una testimonianza preziosa, attestante la richiesta di
un tutore decretale: se ne desume che, già in epoca repubblicana, le
liberte potevano testare non solo con l’autorizzazione del patrono
ma anche eventualmente del tutore atiliano, nel caso in cui non
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