pater familias

Biondi 309 , a mio avviso giustamente, respinge questa
correzione, sostenendo che nessun giurista romano,
nemmeno dopo l’emanazione della lex Atilia, dichiarò mai
che la tutela mulierum avesse assunto una funzione di
assistenza; tantomeno avrebbero potuto pensarlo Servio e
Paolo. Il carattere di ius non abbandonò mai l’istituto 310 ,
tant’è che l’immutabilità portò alla sua perdita di
rilievo 311 .
La tutela mulierum fu sempre un diritto connesso alla sua
funzione patrimoniale e non si trasformò in un ufficio del
tutore 312 . Tale connotazione si notò ancora nella sua
pienezza nelle fattispecie della tutela legittima che
residuavano in epoca classica: quelle esercitate dal patrono
e dal parens manumissor.
Quindi, a mio parere, appare maggiormente verosimile che
Servio, accennando allo scopo protettivo introdotto dalla
lex Atilia, abbia voluto descrivere la sola tutela dell’età.
La tutela pupillare rimase una vis ac potestas, in caso di
attribuzione della tutela legittima, ma, comunque,
attenuata dall’evoluzione repubblicana e classica del
regime di responsabilità del tutore.
Nell’ipotesi in cui la donna sui iuris non avesse un tutore
testamentario o legittimo, prima dell’entrata in vigore della
lex Atilia, gli atti di disposizione del suo patrimonio
restavano preclusi alla donna. Qualora non esistessero dei
309 BIONDI B., Aspetti morali della tutela, in Festschrift Schulz, I,
Weimar, 1951, 57(= Scritti, 3, Milano, 1965, 85); ID., Il Diritto
romano cristiano, 2. La giustizia. Le persone, Milano 1952, 209.
310 TALAMANCA M., Istituzioni di diritto romano, cit., 169.
311 BONFANTE P., Corso. I, cit., 559; BIONDI B., Il Diritto
romano cristiano, 2, cit., BERRINO N. F., Mulier potens, cit., 22
nt. 66.
312 TALAMANCA M., Istituzioni di diritto romano, ultimo cit. e
FAYER C., La familia romana, cit., 395.
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