pater familias

L’argomento successivo identifica l’imposizione fiscale
voluta dai triumviri con una pena che le donne non
meritavano, non avendo nociuto, ingiuriato o cospirato in
alcun modo contro i triumviri 489 .
5.4.3. L’esclusione dalla vita pubblica e dall’imposizione
fiscale.
Ortensia proseguì la sua riflessiva arringa, indagando se
potesse sussistere qualche altro giustificato motivo per cui
le donne dovessero essere soggette ad un’imposizione
fiscale, notando che, certo, tale giustificazione non si
trovava nella loro partecipazione alle funzioni
pubbliche 490 , essendo noto che le mulieres non potevano
489 APPIANUS, de bello civili, IV, 32: Εἰ μὲν δή τι καὶ πρὸς ἡμῶν,
οἷον ὑπὸ τῶν ἀνδρῶν, ἠδικῆσθαί φατε, προγράψατε καὶ ἡμᾶς ὡς
ἐκείνους. Εἰ δὲ οὐδένα ὑμῶν αἱ γυναῖκες οὔτε πολέμιον
ἐψηφισάμεθα οὔτε καθείλομεν οἰκίαν ἢ στρατὸν διεφθείραμεν ἢ
ἐπηγάγομεν ἕτερον ἢ ἀρχῆς ἢ τιμῆς τυχεῖν ἐκωλύσαμεν, τί
κοινωνοῦμεν τῶν κολάσεων αἱ τῶν ἀδικημάτων οὐ μετασχοῦσαι;
490 Questa argomentazione a sostegno della rivolta delle donne
romane fu la stessa che, molti secoli dopo, nel 1775, divenne il
motto dei cittadini delle colonie inglesi del nuovo continente, i
quali al grido “no taxation whithout representation” si sollevarono
contro la Gran Bretagna, che imponeva loro pesanti tasse senza
riconoscere agli stessi la partecipazione politica. Il principio era il
medesimo, ma il diritto che si rivendicava era opposto: le donne
romane, in effetti, ovviamente, non rivendicavano l’accesso alla
vita pubblica, ma quello di non essere sottoposte a tassazione. I
coloni inglesi in epoca moderna erano disposti ad accettare di
buon grado le imposizioni fiscali in cambio dei diritti civili e
politici. Cfr. CANTARELLA E., Passato prossimo, cit., 95.
223