pater familias

del fatto che in questo modo avrebbero rinunciato ai loro
diritti successori 432 . Mi unisco perciò a quella parte della
dottrina secondo cui la coemptio fiduciaria non era in
relazione con la tutela legitima. Incomincio ricordando
l’opinione Messina 433 , la quale, facendo leva sulla
sopravvivenza dell’istituto per più di un secolo dopo
l’abolizione della tutela agnatizia avvenuta nel I d.C.,
osserva che la necessità di ricorrere alla coemptio sarebbe
dovuta venir meno dopo l’emanazione della lex Claudia.
La pensa allo stesso modo Peppe 434 , il quale, giustamente,
sottolinea che ai fini testamentari muliebri non aveva
importanza il cambio di tutore ma la modifica dello status
familiae: attraverso la capitis deminutio si dovevano
estinguere i vincoli agnatizi, presupposto dei diritti
ereditari ab intestato sui beni della donna.
Cantarella 435 , a sua volta, ricorda che la coemptio
testamenti faciendi gratia aveva lo scopo di rimuovere un
ostacolo giuridico, la mancanza del ius testandi, come
spiega Gaio nel paragrafo 115a del primo libro delle sue
Institutiones, e non un impedimento di fatto quale sarebbe
stata l’opposizione del tutore legittimo al testamento.
Quindi, in concreto, fino a che l’allentamento dei legami
parentali in linea maschile non portò al provvedimento di
abolizione della tutela agnatizia 436 , le donne che avevano
432
MESSINA L., “ Coemptio sacrorum interimendorum causa”,
cit., 406 nt.48.
433
MESSINA L., “ Coemptio sacrorum interimendorum causa”,
ultimo cit.
434
PEPPE L., Posizione giuridica, cit., 60.
435
CANTARELLA E., Sui rapporti fra matrimonio e conventio in
manum, cit., 216 s.
436 Vd. infra cap. 4 § 3.
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