pater familias

Tuttavia mi pare opportuno sottolineare che nemmeno le
vestali erano pienamente libere, infatti, pur avendo il
diritto di disporre dei propri beni senza ingerenze altrui,
non potevano scegliere che tipo di vita condurre. Il ruolo
di sacerdotessa, anche se privilegiato, poteva essere
sgradito alla donna. Non bisogna dimenticare che non
erano le fanciulle a scegliere liberamente di far parte
dell’ordine sacerdotale: in effetti la vestale era destinata al
sacerdozio, quando, ancora bambina, era priva di
soggettività giuridica.
Basti, in questa sede, accennare alla potenziale non
perpetuità della condizione sacerdotale: in effetti, alla
scadenza del trentennio di “servizio” la vestale poteva
scegliere di permanere nello stato sacerdotale o, in
alternativa, abbandonarlo, per iniziare una vita laica.Tale
seconda scelta era posta in essere attraverso l’atto dell’
exauguratio 240 ; tuttavia la credenza popolare sconsigliava
alla sacerdotessa di abbandonare la sua condizione,
ammonendola che ciò l’avrebbe resa infelice e nostalgica,
poiché avrebbe rimpianto il sacerdozio 241 .
In concreto, indipendentemente dalle superstizioni,
dovevano essere rari i casi in cui le vestali optavano per
l’abbandono della loro condizione privilegiata per iniziare
una vita comune di moglie. Basta pensare al fatto che la
sacerdotessa a cui era permesso di allontanarsi dal sacro
fuoco di Vesta era quasi quarantenne, perciò aveva ormai
raggiunto un età matura e le sarebbe stato difficile
integrarsi ed adattarsi alla vita da matrona, anche se, come
240 GELLIUS, Noctes Atticae VII,7,4: Praeterea si quadraginta
annos nata sacerdotio abire ac nubere voluisset, ius ei potestasque
exaugurandi atque nubendi facta est munificentiae et beneficii
gratia, quod campum Tiberinum sive Martium populo condonasset.
241 Plut. Numa X, 4.
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