pater familias

destinata a svolgere nel quadro dell’organizzazione
familiare romana.
La tutela, concepita fin dall’origine come vis ac potestas
sulle persone sui iuris qual’era, era stata istituita con uno
scopo facilmente individuabile, alla luce delle osservazioni
fin qui svolte, anche se occultato sotto una giustificazione
apparente, che ora ci si appresta ad appalesare.
3.1. Ratio apparente: la debolezza d’animo muliebre.
In linea generale, la mulier è dipinta come affetta da una
minorità perpetua: le viene infatti attribuita una scarsa
capacità di giudizio e deliberativa, a causa della sua
volubilità, avventatezza, carente avvedutezza, fragilità di
senno, incostanza, inaffidabilità e mutevolezza d’animo. Si
tratta di caratteristiche espresse con diversi epiteti e in vari
contesti da giuristi 242 , retori e letterati 243 dal I a.C. al II
242 Propter sexus infirmitatem in NERAZIO D.27,10,9; PAOLO
D.22,6,9pr; MARCIANO D.48,16,1,10; D. 49,14,18pr. ULPIANO:
Sexus imbecillitas in D.16,1,2,2 e infirmitas feminarum in
D.16,1,2,3. Figura infirmitas mulierum in una Costituzione di
ALESSANDRO SEVERO del 224 d.C. conservata in Cod. Iust.
4,29,5; mentre in una Constitutio dello stesso imperatore e del
medesimo anno si utilizza sexus faminae infirmitatis: Vd. Cod.
Iust. 5,35,1.
243 CICERONE in Pro Flacco XXX 72 utilizza mulier imbecilli
consilii; SENECA fa sua quest’ultima espressione in
Controversiae, I,6,5; ID., Ad Marciam de consolatione I,1:
infirmitas mulieris animi; QUINTILIANO in declamationes 327:
infirmior sexus; 368 : imbecillior sexus; VALERIO MASSIMO in
Facta et dicta memorabilia IX,1, 3: imbecillitas mentis; TACITO,
Annales III,33, 2( Severus Caecina): imbecillus sexus e 34 (
Valerius Messalinus): imbecillus animus.
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