pater familias

propensi ad acconsentire all’atto e costretti dal pretore 386 ,
sicuramente al tempo di Gaio, in caso di rifiuto 387 .
Astolfi 388 pensa che, quando il consenso dei suddetti tutori
fu coercibile e, quindi, la sua espressione fu ridotta da
condicio sine qua non ad avere valore solo dicis causa 389 ,
venne meno per la donna la necessità di cambiare il tutore.
Tuttavia, a mio parere, è probabile che il pretore abbia
iniziato ad intervenire a favore delle donne prima che la
giurisprudenza escogitasse il procedimento tutelae
evitandae causa. Tant’è vero che la donna, affiancata da
un tutore dativo o testamentario reticente a prestare
l’auctoritas agli atti che voleva porre in essere, poteva
risultare molto avvantaggiata dall’escamotage in esame,
ricorrendo una sola volta alla coercizione pretoria: infatti
le sarebbe bastato rivolgersi al pretore per ottenere
l’approvazione magistratuale alla coemptio fiduciaria
tutelae evitandae causa, eliminando la fonte dei suoi
era suo erede. In concreto avrebbe potuto testare la donna che
aveva un tutore atiliano o testamentario oppure optivo. Cfr.
MONACO L., Hereditas et mulieres, cit., 175 e 183; ASTOLFI R.,
Il matrimonio, cit., 271.
386 Gai. 2, 122 e Gai.1,192.
387 SCHUPFER, La famiglia secondo il diritto romano, I, cit., 108;
CORBINO A., Ricerche sulla configurazione originaria delle
servitù, I, Catania 1979, 90 s. nt.102; MESSINA L., “ Coemptio
sacrorum interimendorum causa” e “ Coemptiones fiduciariae”,
cit., 406 nt. 48; PIRO I., “Conventio in manum” e successivo
matrimonio in Gai 2.139 , in Labeo 35 (1989), 316 s. nt. 24;
ASTOLFI R., Il matrimonio, cit., 270. VOLTERRA E.(, Nuove
ricerche sulla conventio in manum, cit., 305(= Scritti III, 57) è
l’unico a credere che la donna potesse costringere qualunque tutore
a compiere la coemptio fiduciaria.
388 Cfr. ASTOLFI R., Il matrimonio, cit., 270.
389 Cfr. Gai. 1,190.
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