pater familias

2.2. Coemptio fiduciaria tutelae evitandae causa.
Sempre in epoca tardo repubblicana 361 , la donna sui iuris, a
cui non era stato concesso il diritto di scegliere il tutore per
testamento, poteva ottenere lo stesso risultato ricorrendo
ad un espediente di matrice giurisprudenziale 362 , che le
permetteva, comunque, di sostituire il tutore assegnatole
con un uomo da lei scelto: si trattava della coemptio
fiduciaria, “una delle creazioni più ardite della
giurisprudenza 363 ”.
È noto che la coemptio nacque, in periodo
postdecemvirale, come modo per costituire la manus
matrimonii causa 364 , intesa come potestas del marito sulla
propria uxor, e che dalla conventio in manum derivavano
effetti personali e patrimoniali: la donna subiva una capitis
deminutio minima, la quale determinava l’estinzione della
parentela agnatizia originaria e il suo ingresso, come alieni
iuris, nella familia del coemptionator. Ci riferiamo, in
particolare, al caso in cui i nubendi erano una mulier sui
iuris con un suo patrimonio e un marito pater familias. In
seguito alla coemptio si verificava una successione inter
vivos: i beni della donna entravano a far parte del
361
SCHERILLO G., v. Coemptio, in NNDI. 3 (1959), 417;
FAYER C., La familia romana. Aspetti giuridici ed antiquari.
Sponsalia matrimonio dote, II, cit., 256.
362
SCHERILLO G., v. Coemptio, cit., 417.
363
ASTOLFI R., Il matrimonio nel diritto romano preclassico, cit.,
264.
364
ASTOLFI R., Il matrimonio, cit., 279.
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