pater familias

intestato vindicant hereditatem, defendere se per
exceptionem doli mali.
Antonino Pio, riferisce Gaio, diede carattere definitivo alla
titolarità dei beni dell’erede testamentario. Quindi i diritti
dei successibili ab intestato, da quel momento, furono
neutralizzati dalla volontà della donna appoggiata dal suo
tutore.
Al paragrafo 121 Gaio, tuttavia, si chiede se la
Costituzione di Antonino andasse a vantaggio anche
dell’erede che avesse ottenuto il possesso dei beni dal
pretore, essendo stato chiamato all’eredità in un testamento
muliebre redatto sine tutoris auctoritate.
Gai.2,121: Quod sane quidem ad masculorum
testamenta pertinere certum est; item ad feminarum,
quae ideo non utiliter testatae sunt, quod verbi gratia
familiam non vendiderint aut nuncupationis verba
locutae non sint. An autem et ad ea testamenta
feminarum, quae sine tutoris auctoritate fecerint, haec
constitutio pertineat, videbimus.
Il dubbio gaiano resta irrisolto. Sembra però di poter
affermare che, anche anche se il pretore aveva il potere di
“scavalcare” il rifiuto tutorio o l’omessa richiesta di tale
requisito, concedendo la bonorum possessio a colui che la
donna aveva scelto come erede, se il testamento era stato
redatto senza l’auctoritas del tutore, probabilmente,
l’hereditatis petitio, presentata contro il possessore
dall’erede legittimo, sarebbe prevalsa.
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