pater familias

essere tale, doveva esserle proprio lo status di sui iuris.
L’autore, perciò, non ha dubbi nell’affermare che la donna
partecipasse in modo subalterno al consortium, avendo la
stessa capacità successoria degli altri consortes. La tutela
legittima, in effetti, secondo Peppe, impediva alla donna la
sola disponibilità dei beni comuni, ma non di appartenere
alla società consortile 156 .
Considerando come presupposto la capacità illimitata della
donna a ricevere mortis causa ab intestato, mi pare,
dunque, che sia da accogliere la concezione del consortium
come una societas in cui, probabilmente, in una
dimensione di convivenza agnatizia, l’uomo agiva per la
donna, l’adulto per l’impubere e il presente per
l’assente 157 .
156 Cfr. anche in PEPPE L., Posizione giuridica e ruolo sociale
della donna romana, cit., 150 s.
157 Cfr. VOCI P., Istituzioni di diritto romano, cit., 554. L’Autore,
inoltre, è convinto che la donna fosse dotata di una piena capacità
successoria fin dalle origini.
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