pater familias

fanciulla sia stata una zia materna 536 e non la futura
suocera 537 , quest’ultima, infatti, avrebbe, senz’altro, difeso
l’interesse ereditario del figlio e sarebbe stata, quindi,
contraria alla rottura del testamento. Si concorda con
Piro 538 , la quale non accoglie la ricostruzione di cui sopra,
poiché in tal modo il tenore del problema viene aggirato,
ma non risolto, e, inoltre, considera inverosimile il
coinvolgimento di un’ipotetica sorella della madre di
Turia; quest’ultima, in effetti, pure se ospitò Turia, sempre
rimase un soggetto estraneo alla vicenda, perciò inidonea
ad influenzare le decisioni della nipote in modo decisivo.
Un altro studioso a formulare una sua originale ipotesi sul
tema in esame è Lemosse 539 : il romanista francese pensa
che la sorella di Turia fosse anch’essa erede testamentaria
e, in quanto tale, potesse essere in possesso di alcuni dei
beni aviti. Secondo l’autore, quindi, Turia avrebbe potuto
intentare un’hereditatis petitio, se non chiamando in causa
il fidanzato assente, almeno contro la sorella. Tuttavia
Turia si rifiutò d’agire in giudizio e, contra, minacciò la
partituram cum sorore ed allora, secondo lo studioso
succitato, i sedicenti gentiles, vedendo che le pressioni
esercitate contro la laudata erano risultate inefficaci, erano
passati a delle minacce di natura politica atte ad obbligare
Turia a chiedere la rottura del testamento e a costringere la
sorella a rilasciare i beni in suo possesso. L’ipotesi di
536 Come ricostruito per primo da Mommsen alla l.11: materterae
in sostituzione di matris meae.
537 Vd. supra p. 234.
538 PIRO I.,“ Quod emancupata esset Cluvio”, cit., 170.
539 LEMOSSE M., A propos de la laudatio dite de Turia, in RHD
28( 1950), 253 ss.[= Etude romanistique. Universitè d’ Auvergne.
Annales de la facultè de droit et de science politique 26 (1990) 25
ss.].
242