pater familias

3. Evoluzione della testamenti factio attiva: la Coemptio
fiduciaria testamenti faciendi gratia.
L’ostacolo al testamento muliebre, rappresentato dal
divieto di testare imposto dall’erede ab intestato, non
esisteva quando il tutore non era heres della donna. Ci si
chiede se, in un caso del genere, che doveva comunque
verificarsi raramente in epoca antica, la mulier potesse
fare testamento con il solo consenso del tutore senza
incontrare altri impedimenti al compimento dell’atto.
Una risposta ben argomentata è stata proposta da
Watson 407 , il quale affronta la questione, partendo dal
presupposto che la donna abbia iniziato a testare dopo
l’introduzione del testamentum per aes et libram 408 .
Deve essere originaria di quel periodo, ritiene Watson,
l’applicazione testamenti faciendi gratia della coemptio, di
cui ci informa Gaio nel primo libro delle sue Istituzioni. Si
è visto che il complicato procedimento della coemptio
fiduciaria era attuato dalla donna, al fine di disporre
liberamente dei suoi beni con l’affiancamento del tutore
che si era scelta. Gaio al paragrafo 1,115a specifica che,
anticamente 409 , le mulieres si sottoponevano a coemptio
fiduciaria anche quando volevano fare testamento.
L’ordinamento accordava il ius testandi solo alle donne
che avessero attuato preventivamente una coemptio
407 WATSON A., The law of persons, cit., 153 s.
408 Vd. supra cap.2 § 1.2.1.
409 Il giurista riferisce, quindi, una normativa non più in vigore al
suo tempo. Cfr. VOLTERRA E., Sulla capacità delle donne a far
testamento, cit., 83.
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