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Alle origini del mito letterario di Maria Stuarda in Italia

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stata perpetuamente catholica, et che ella volea morire tale, et che non<br />

havendo facultà <strong>di</strong> potersi confessare per mancamento <strong>di</strong> prete, ella<br />

pregava Dio, che il sangue suo, et la <strong>di</strong>chiaratione che ne facea,<br />

supplissero <strong>in</strong> luogo <strong>di</strong> confessione et che per ciò le levassero <strong>di</strong>nanzi il<br />

detto m<strong>in</strong>istro, et lor prelato perciò che ella non volea ascoltarli, ne<br />

prestar loro alcuna fede. Dopo ella si pose <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhioni, et fece oratione<br />

<strong>in</strong> compagnia <strong>del</strong>le sue damigelle, da una <strong>del</strong>le quali si fece chiuder gli<br />

occhi con un faccioletto, esplicando come ella si vedea morta, ma<br />

protestava tuttavia à Dio <strong>di</strong> non saper la cagione, per la quale altri la<br />

facesse morire, et <strong>di</strong> non aver saputo, ne acconsentito ad alcuna<br />

conspiratione contra la persona o stato <strong>del</strong>la Re<strong>in</strong>a d’Inghilterra sua<br />

sorella. Incontanente, come hebbe parlato come <strong>di</strong> sopra senza spavento,<br />

nè lagrime, le fu’ tagliata la testa, la qual fu colta su’ dal Boia et mostrata<br />

al popolo; poi fu’ il corpo <strong>in</strong>volto dentro d’un panno <strong>di</strong> velluto nero<br />

portato <strong>in</strong> camera sua, et imbalsamato.<br />

Fatta la essecutione et portatane la nuova <strong>in</strong> Londra, furono tratte gran<br />

quantità <strong>di</strong> arteglierie, sonate le campane XXIV hore <strong>di</strong> longo, et furono<br />

fatti fochi <strong>di</strong> allegrezza per tutta Inghilterra; et fecero ancora vilipen<strong>di</strong>o<br />

maggiore perchè andarono alla casa <strong>di</strong> Mons. <strong>di</strong> Castelnovo Ambasciator<br />

<strong>di</strong> Francia à chieder <strong>del</strong>le legne per fare i fochi <strong>di</strong> allegrezza, sforzandolo<br />

à darne. La Re<strong>in</strong>a d’Inghilterra passeggiò tutto il giorno a cavallo per la<br />

città, et il giorno seguente si mise <strong>in</strong> panni <strong>di</strong> bruno, <strong>di</strong>cendo <strong>di</strong>spiacerle<br />

assai, che il suo segretario senza sua saputa havesse commessa<br />

l’essecutione <strong>del</strong>la sentenza sottoscritta da lei, et per tal causa l’havea<br />

fatto carcerare. Ma gli stati si dovean ragunare il giorno seguente, per<br />

mostrarle come egli meritava più tosto ricompensa, che punitione, et che<br />

doveano farlo liberare, secondo si tiene sia stato esequito.<br />

Ecco il pietoso f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> questa gran Donna tra le Re<strong>in</strong>e <strong>di</strong> Scotia, et<br />

appresso Re<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Francia; ove ella fu appresso che adorata.<br />

Alcune <strong>di</strong>fferenze emergono tra il manoscritto <strong>del</strong>la Morgan Library e il<br />

testo <strong>di</strong> Dolf<strong>in</strong>. Si afferma ad esempio che Elisabetta, «con gran<strong>di</strong>ssimo suo<br />

<strong>di</strong>spiacere», sarebbe stata «sforzata dalli stati, et Cancellier d’Inghilterra» a<br />

firmare l’esecuzione, esattamente come nella fonte francese, mentre <strong>in</strong> Dolf<strong>in</strong>,<br />

lo ricordo, la posizione <strong>di</strong> Elisabetta è più complessa; Châteauneuf da parte sua<br />

non propone giu<strong>di</strong>zi se non impliciti sul comportamento <strong>di</strong> Elisabetta, e omette<br />

anche l’esortazione al figlio a non allontanarsi mai dalla amicizia <strong>di</strong> Elisabetta,<br />

presente <strong>in</strong> Dolf<strong>in</strong> e nel Dicours; la notte <strong>di</strong> preghiera, assente <strong>in</strong> Châteauneuf,<br />

è descritta nel manoscritto più brevemente rispetto a Dolf<strong>in</strong>, e riporta che<br />

<strong>Maria</strong> stette «<strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhioni tutta la notte senza porsi à giacere, nè à dormire».<br />

La vera motivazione <strong>del</strong>la morte è rivelata dal commento alla sentenza, poiché<br />

<strong>Maria</strong> si ritiene «fortunatissima à morire per la querela <strong>di</strong> N. S. Dio».<br />

Interessante anche il commento al processo contro il Segretario Davidson il<br />

quale per gli Stati «meritava più tosto ricompensa che punitione». Anche<br />

questa relazione, pur basata sul racconto <strong>di</strong> Châteauneuf, è un passo avanti <strong>in</strong>

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