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Alle origini del mito letterario di Maria Stuarda in Italia

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<strong>in</strong>vi<strong>di</strong>oso, e <strong>in</strong>stabile, aveva ormai raggiunto uno sta<strong>di</strong>o avanzato, ma alla<br />

débâcle si oppone la sua eroica capacità <strong>di</strong> reazione, che sarà notevolmente<br />

sfruttata nella letteratura successiva.<br />

Sebbene i <strong>di</strong>spacci non siano stati considerati come materiale specifico <strong>in</strong><br />

questa <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e, il contenuto <strong>di</strong> una missiva anonima <strong>in</strong><strong>di</strong>rizzata a Cosimo I,<br />

datata da E<strong>di</strong>mburgo addì 8 ottobre 1566 110 , ci può aiutare a <strong>di</strong>mostrare il<br />

potenziale <strong>letterario</strong> <strong>del</strong>le vicende.<br />

Al centro <strong>del</strong>la missiva ci sono l’unione con Darnley, politica prima che<br />

sentimentale – perché <strong>Maria</strong> lo sposa, è scritto, «desiderosa <strong>di</strong> satisfare <strong>in</strong><br />

questo a’ suoi suggettj» – e il rapporto con il segretario italiano, «accorto, savio<br />

e virtuoso», il quale «<strong>in</strong> ogni espe<strong>di</strong>tione si governava con si buon consiglio, et<br />

conduceva a si buona esecutione che n’era molto amato da sua maestà». Il<br />

matrimonio, dapprima voluto e consigliato dai nobili, è poi da loro stessi<br />

osteggiato, perché «gli animi degli huom<strong>in</strong>i non son sempre <strong>in</strong> una<br />

<strong>di</strong>spositione» ma piuttosto, osserva lo scrittore, «suggetti all’<strong>in</strong>stabilità».<br />

Grazie all’aiuto <strong>del</strong> fe<strong>del</strong>e segretario il contratto si conclude felicemente,<br />

ma il paese era già <strong>in</strong> preda a ribellioni, perché i nobili si opponevano alla<br />

volontà <strong>del</strong>la reg<strong>in</strong>a «sott’ombra <strong>di</strong> religione, havendo anco commossa, per<br />

quanto si vidde, la Reg<strong>in</strong>a d’Inghilterra <strong>in</strong> lor favore». In seguito, però, la<br />

reg<strong>in</strong>a<br />

havendo cambiato proposito non li ricevé <strong>in</strong> quel modo che speravano, né<br />

meno li volse dar soccorso né favorirli contro la Reg<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Scotia, dove<br />

furno costretti restarsene chi <strong>in</strong> Londra et chi andare <strong>in</strong> altre parti<br />

d’Inghilterra 111 .<br />

Non riuscendo a completare i loro <strong>di</strong>segni «com<strong>in</strong>ciorno a usar l’astutia<br />

et malitia», co<strong>in</strong>volgendo <strong>in</strong> un complotto contro la Reg<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Scozia dapprima<br />

il padre <strong>di</strong> Darnley, e poi il figlio stesso, con il quale organizzarono la morte <strong>di</strong><br />

David Rizio, che <strong>in</strong>tralciava i loro progetti <strong>di</strong> gloria. Dopo il misfatto, «i<br />

farisei» isolarono la reg<strong>in</strong>a imprigionandola nel palazzo. Alla notizia<br />

<strong>del</strong>l’accaduto il popolo <strong>in</strong>sorge, e chiede <strong>di</strong> <strong>in</strong>contrare la reg<strong>in</strong>a per verificarne<br />

le con<strong>di</strong>zioni, e dato che il re «era poco obbe<strong>di</strong>to», per sedare la sommossa uno<br />

dei congiurati spiegò che<br />

110 A. LABANOFF, op. cit., pp. 86-96.<br />

111 Ivi, p. 91<br />

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