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Alle origini del mito letterario di Maria Stuarda in Italia

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<strong>di</strong>sonestà» 500 . Era la mula <strong>del</strong> Re <strong>di</strong> Francia 501 , <strong>di</strong> corrotti costumi ed<br />

astutissime arti. Astuta a tal punto che seppe bene giocare il suo ruolo per<br />

ottenere l’ambito premio:<br />

180<br />

Rum<strong>in</strong>ando adunque nella sua mente ben spesso questo pensiero, e<br />

sentendosi dalla domestica guerra <strong>del</strong>l’ambizione, con la sensualità ogni<br />

<strong>di</strong> più combattuta; si determ<strong>in</strong>ò astutamente, acciochè <strong>del</strong>l’ambizione<br />

fossero questi primi honori, <strong>di</strong> non porgere orecchio <strong>in</strong> guisa veruna alle<br />

lus<strong>in</strong>ghevoli parole, e combattimenti amorosi <strong>del</strong> Rè, s’egli non la<br />

prendeva per moglie 502 .<br />

L’autore non usa mezzi term<strong>in</strong>i nel descrivere la Bolena e i suoi<br />

riprovevoli costumi e per questa sua crudezza si scusa e si giustifica col lettore:<br />

Non vorrei che i prudenti leggitori mi biasimassero, parendo loro che nel<br />

trattato <strong>di</strong> questa Storia, io racconti alcune cose, che per essere troppo<br />

m<strong>in</strong>ime, e <strong>di</strong> qualità vilissime, alla gravità <strong>del</strong>la Storia, il tacerle forse<br />

saria bene; perché à me è paruto <strong>di</strong> non doverle tacere; non solamente<br />

perché ritirandomi sotto l’ombra <strong>del</strong>l’autorità <strong>del</strong> gravissimo Dottore<br />

Niccolò Sandero, che scrive queste m<strong>in</strong>uzie, mi pare essere à bastanza<br />

scusato: ma molto più perché seguendo io <strong>in</strong> quest’or<strong>di</strong>to il filo, e la<br />

verità <strong>del</strong>la Storia, quest’istesse m<strong>in</strong>uzie mi servono per manifestare a’<br />

leggitori quanto è cieca la passion <strong>del</strong>l’amore poco onesto, la quale hebbe<br />

forza <strong>di</strong> fare traboccare Arrigo stesso, avvenga che potentissimo, e<br />

giu<strong>di</strong>ziosissimo Pr<strong>in</strong>cipe 503 .<br />

Furono dunque il vizio e la lussuria a corrompere i costumi <strong>di</strong> re Enrico,<br />

f<strong>in</strong>o a quel momento riconosciuto <strong>di</strong>fensore <strong>del</strong>la Religione Cattolica.<br />

Ho voluto riportare solo qualche esempio tratto dagli esor<strong>di</strong> <strong>del</strong> testo, per<br />

dare un saggio dei toni utilizzati nell’opera, e <strong>del</strong>l’aci<strong>di</strong>tà <strong>del</strong>la sua prosa.<br />

Anche la restante narrazione, che racconta i vari matrimoni <strong>di</strong> Enrico, la sua<br />

morte, la salita al trono <strong>di</strong> Edoardo prima e <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> poi, con la restaurazione<br />

<strong>del</strong> Cattolicesimo e la punizione degli eretici, f<strong>in</strong>o ad arrivare al regno <strong>di</strong><br />

Elisabetta I, mantiene sempre gli stessi toni irriverenti, f<strong>in</strong>o all’apice <strong>del</strong>la<br />

polemica che si raggiunge nel qu<strong>in</strong>to libro, quasi tutto de<strong>di</strong>cato alle vicende<br />

<strong>del</strong>la <strong>Stuarda</strong>.<br />

<strong>Maria</strong> entra nella narrazione esattamente nel Secondo libro, quando si<br />

raccontano le vicende <strong>del</strong>le trattative <strong>di</strong> matrimonio tra il figlio <strong>di</strong> Arrigo<br />

500 Ivi, p. 20.<br />

501 «Mula Regia», N. SANDERS, op. cit. p. 17. La Bolena crebbe alla corte <strong>di</strong> Francia.<br />

502 G. POLLINI, op. cit., p. 23.<br />

503 Ivi, p. 24.

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