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Alle origini del mito letterario di Maria Stuarda in Italia

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morir debba <strong>Maria</strong> per utilità pubblica, e posto che non s’abbia nelle prudenti<br />

<strong>del</strong>iberazioni à separar l’utile dall’honesto, che però far non si deve, io perciò<br />

non veggo risultarne riposo ò beneficio à Vostra Maestà, & a’ vostri popoli, ma<br />

travagli, e danni. Si che <strong>di</strong> gratia avvertite bene all’<strong>in</strong>tiero <strong>di</strong> questo negotio, da<br />

cui pende la salute, e la rov<strong>in</strong>a <strong>di</strong> questo Regno, essendo cosa certissima, che<br />

vacillando quei consigli fondamentali, <strong>in</strong> cui si riposano, e per cui si reggono<br />

gli stati, ch’essi non ponno lungamente stare <strong>in</strong>tieri. Sono i f<strong>in</strong>i <strong>di</strong> vostra<br />

Maestà, e <strong>del</strong> vostro Consiglio <strong>di</strong>versi. Accordasi con quel <strong>di</strong> vostra Maestà<br />

quel <strong>del</strong> Re mio signore, il quale & <strong>in</strong> questo, & <strong>in</strong> ogni altra occasione,<br />

procura pr<strong>in</strong>cipalmente la conservazion <strong>del</strong>la vostra persona, e <strong>del</strong> vostro<br />

Regno; ma i vostri Consiglieri hanno per solo f<strong>in</strong>e il proprio <strong>in</strong>teresse, il<br />

proprio comodo, havendo niuno, o poco riguardo alla salute particolare <strong>di</strong><br />

Vostra Maestà, al pubblico ben <strong>del</strong> Regno, il quale consiste nella contentezza, e<br />

sicurezza de’ sud<strong>di</strong>ti; sopra <strong>di</strong> che la supplico à ricorrere a quei consigli, i quali<br />

spesse fiate havete ricordati al Rè mio signore, per lo stabilimento dei suoi<br />

stati. Oltra che è proprio <strong>del</strong>la Regia Maestà, l’esser misericor<strong>di</strong>oso, et<br />

perdonar le offese, non potendo <strong>in</strong> niuna altra cosa rendersi tanto simili à Dio,<br />

(<strong>di</strong> cui ritengono qua giù la vece nel governo de’ popoli) quanto nel non<br />

mostrarsi <strong>in</strong>essorabili, e duri verso coloro cui possono, e nuocere, e giovare.<br />

Talchè tanto più prontamente ella dee fare, quanto è congiunto con la propria<br />

salute, con la securtà <strong>del</strong> Regno, con l’universal allegrezza de’ popoli, & con la<br />

gratia de gli altri Prencipi, & particolarmente <strong>del</strong> Rè mio Signore, il quale<br />

s’havesse conosciuto espe<strong>di</strong>ente, à ridurre <strong>in</strong> buon essere i suoi stati, il rigor<br />

<strong>del</strong>le pene, & la severità, non avrebbe tante volte perdonato à coloro da’ quali<br />

molto maggior offesa havea ricevuto, che vostra Maestà non pretende dalla<br />

Re<strong>in</strong>a <strong>di</strong> Scotia. Anzi pare, che da una severa essecution <strong>di</strong> giustitia, si vedano<br />

risorgere <strong>di</strong> giorni <strong>in</strong> giorno nuove occasioni <strong>di</strong> morti, e <strong>di</strong> cru<strong>del</strong>tà; non<br />

patendo la generosa natura <strong>del</strong>l’uomo, d’essere frenato più tosto dalla pena che<br />

dal perdono, & par ch’or<strong>di</strong>nariamente l’un sangue reale chiami l’altro; <strong>di</strong><br />

modo, che mentre voi vi persuaderete con la morte <strong>del</strong>la Re<strong>in</strong>a <strong>Maria</strong> haver<br />

imposto f<strong>in</strong>e a’ travagli <strong>del</strong> Regno, vi accorgerete essere ella stata pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong><br />

danni molto maggiori. Per tanto consideri vostra Maestà (la supplico)<br />

prudentemente un’attione così importante, né voglia metter’ <strong>in</strong> picciola<br />

consideratione le preghiere <strong>del</strong> mio Rè vostro buon’amico; il qual conoscendo<br />

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