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Alle origini del mito letterario di Maria Stuarda in Italia

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Queste considerazioni si trovano nel Discorso sopra lo scrivere Historie,<br />

premesso all’opera e de<strong>di</strong>cato al Segretario <strong>del</strong>la Repubblica Veneta<br />

Giovancarlo Scaramelli.<br />

In questa <strong>di</strong>scussione lo storico mira a stabilire le l<strong>in</strong>ee guida sulle quali<br />

ha condotto la sua narrazione, <strong>in</strong>sistendo sul concetto <strong>di</strong> verità, impegnandosi a<br />

conv<strong>in</strong>cere il lettore <strong>del</strong>la s<strong>in</strong>cerità <strong>del</strong> suo lavoro, <strong>del</strong>la motivazione che l’ha<br />

ispirato, riconosciuta nell’utilità, ma non senza <strong>di</strong>letto 611 , e <strong>del</strong>lo stu<strong>di</strong>o e<br />

<strong>del</strong>l’esercizio con i quali ha «apparecchiato» lo stile 612 per adattarlo alla gravità<br />

<strong>del</strong>la materia.<br />

Secondo Campana, la verità storica «cotanto biscantata da alcuni, e<br />

f<strong>in</strong>’hora desiderata più tosto, che trovata» dagli storici precedenti, si può<br />

raggiungere solo se liberi da passioni «ch’opprimono, ò dagli affetti che mal<br />

<strong>di</strong>spongono gli animi altrui», e che <strong>in</strong>fluiscono anche sulla retorica <strong>del</strong> testo,<br />

«che alcuni desiderano nell’Historico perché possa con decoro <strong>in</strong>trodur persone<br />

à parlare, e con forze <strong>di</strong> argomenti commovere, et aggirar il lettore,<br />

artificiosamente, si che gli si creda ogni cosa» 613.<br />

Per conv<strong>in</strong>cere <strong>del</strong>la s<strong>in</strong>cerità <strong>del</strong> suo lavoro, allora, sostiene anche <strong>di</strong><br />

aver limato lo stile per adattarlo alla materia, sebbene proprio questa<br />

prefazione, costruita con tutti gli elementi <strong>del</strong>la captatio benevolentiae, anticipi<br />

quella che sarà l’accurata struttura stilistica <strong>del</strong>l’opera.<br />

Quanto alle materie trattate nel testo, la politica e la militare, soggetti<br />

propri <strong>del</strong>l’Historia, secondo Campana, sono presentate come esempi aff<strong>in</strong>ché<br />

attraverso i «fatti e i successi degli altri prencipi», nel bene e nel male, la<br />

lettura sia stimolo <strong>di</strong> riflessione e crescita 614.<br />

Queste considerazioni sono particolarmente calzanti per descrivere la<br />

partigianeria <strong>del</strong>la produzione vista f<strong>in</strong>ora. Ve<strong>di</strong>amo dunque come a sua volta<br />

lo storico veneziano tratta le vicende <strong>del</strong>la <strong>Stuarda</strong>.<br />

La narrazione <strong>del</strong>le Historie parte dal 1580 e prosegue f<strong>in</strong>o al 1596, con<br />

una <strong>di</strong>sposizione per epoche e luoghi. Al libro ottavo, anno 1587, si narrano «i<br />

Libro, e nel pr<strong>in</strong>cipio una tavola <strong>del</strong>le cose più notabili contenute nell’opera, con Privilegi, In<br />

Venetia, Per Giorgio Angeleri, & compagni, 1596. Cfr. Discorso [p. IV].<br />

611 C. CAMPANA, op. cit. [III]: «non essendo punto <strong>di</strong>versa da quella che suol muovere ogni<br />

persona, che non voglia vivere otiosa, giovando à posteri, ò, per quanto vale il suo talento,<br />

<strong>di</strong>lettando almeno».<br />

612 Ivi, p. V.<br />

613 Ivi, Discorso [p. V].<br />

614 C. CAMPANA, De<strong>di</strong>ca, p. IV.<br />

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