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1<strong>10</strong> 22. FORME DIFFERENZIALI<br />
Teorema 22.12. Se ω è una 1-forma continua e localmente esatta in D, α, β sono circu<strong>it</strong>i omotopi in D,<br />
allora <br />
ω = ω<br />
α β<br />
Definizione 22.13. Uno spazio topologico si dice connesso per archi se ogni coppia di punti può essere<br />
congiunta da una curva continua. Si dice semplicemente connesso se è connesso per archi e ogni circu<strong>it</strong>o è<br />
nullomotopo (cioè omotopo ad un circu<strong>it</strong>o costante).<br />
Proposizione 22.14. Se D è aperto semplicemente connesso di X e ω ∈ C 0 (D, X ∗ ) è localmente esatta,<br />
allora è esatta. In particolare sugli aperti semplicemente connessi, le forme chiuse di classe C 1 sono esatte.<br />
Definizione 22.15. Un sottinsieme D di X si dice stellato rispetto ad un punto x0 se per ogni x ∈ D, il<br />
segmento {λx0 + (1 − λ)x : λ ∈ [0, 1]} è tutto contenuto in D.<br />
Lemma 22.16 (Poincaré). Una 1-forma chiusa di classe C 1 su un aperto stellato D è esatta su D.<br />
Proposizione 22.17. Sia D aperto semplicemente connesso di R2 , siano a1, ..., am ∈ D, sia ω 1-forma<br />
localmente esatta in D\{a1, ..., am}. ω è esatta in D\{a1, ..., am} se e solo se detti γ1, ..., γm circoli pos<strong>it</strong>ivamente<br />
orientati centrati in aj e non contenenti altri ak al loro interno, si ha <br />
ω = 0 per ogni j = 1, ..., m.<br />
Definizione 22.18. Sia S ⊆ R n . Diremo che S è un cono se per ogni λ ≥ 0, x ∈ S vale λx ∈ S.<br />
Definizione 22.19. Sia α ∈ R. Una funzione f = f(x1, ..., xn) defin<strong>it</strong>a su un cono S di R n si dice funzione<br />
(pos<strong>it</strong>ivamente) omogenea di grado α se per ogni (x1, ..., xn) ∈ S, λ > 0 si ha f(λx1, ..., λxn) = λ α f(x1, ..., xn).<br />
Proposizione 22.20 (Eulero). Sia data in D la forma ω = M(x, y) dx + N(x, y) dy. Supponiamo ω chiusa<br />
e M, N funzioni omogenee di un comune grado di omogene<strong>it</strong>à α = −1. Allora qualunque sia il dominio D, ω è<br />
integrabile in D e il suo integrale indefin<strong>it</strong>o è dato da:<br />
f(x, y) = 1<br />
[xM(x, y) + yN(x, y)]<br />
α + 1<br />
Esercizio 22.21. Si consideri la curva parametrizzata da<br />
<br />
(t<br />
γ(t) =<br />
3 , 3t2 ) per t ∈ [0, 1/2]<br />
((1 − t2 )/6, (1 − t2 )) per t ∈ [1/2, 1].<br />
(a) Si abbozzi un disegno di γ e se ne calcoli la lunghezza;<br />
(b) date le forme differenziali<br />
si calcolino <br />
ω1 = ydx + ydy, ω2 = ydx + xdy,<br />
γ<br />
ω1,<br />
Svolgimento. La curva γ(t) è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dalla giustapposizione di γ1 : [0, 1/2] → R 2 , defin<strong>it</strong>a da γ1(t) =<br />
(t 3 , 3t 2 ) e γ2 : [1/2, 1] → R 2 defin<strong>it</strong>a da γ2(t) = ((1 − t 2 )/6, (1 − t 2 )).<br />
(1) Rappresentiamo γ1. Dalla parametrizzazione γ1(t) = (x(t), y(t)) si ricava che t = 3√ x, da cui y = 3x 2/3<br />
per 0 ≤ x ≤ 1/8. Tale funzione è concava e strettamente crescente; si ha γ1(0) = (0, 0) e γ2(1/2) =<br />
(1/8, 3/4).<br />
Per quanto riguarda γ2(t), dalla parametrizzazione si ricava che 1 − t 2 = 6x, da cui y = 6x e si ha<br />
γ2(1/2) = (1/8, 3/4), γ2(1) = (0, 0). La curva γ è un circu<strong>it</strong>o percorso in senso orario. Calcoliamone<br />
<br />
ω2<br />
γ<br />
la lunghezza. Le matrici Jacobiane della parametrizzazione sono:<br />
<br />
2 3t<br />
Jac(γ1) =<br />
6t<br />
<br />
,<br />
<br />
−t/3<br />
Jac(γ2) =<br />
−2t<br />
per la regola di Binet, per calcolare l’elemento di misura 1-dimensionale (ovvero di lunghezza), è<br />
necessario sommare i quadrati dei determinanti dei minori di ordine 1 (ovvero i singoli elemeni) ed<br />
estrarre la radice. Si ottiene:<br />
ω1(t) =<br />
√ 9t 4 + 36t 2 = 3t √ t 2 + 4 per 0 < t < 1/2,<br />
t 2 /9 + 4t 2 = √ 37t/3 per 1/2 < t < 1,<br />
γj<br />
<br />
,