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182 A. STUDIO DI FUNZIONI IMPLICITAMENTE DEFINITE<br />

il suo simmetrico rispetto all’asse delle ascisse, annulla f). Con ragionamenti analoghi, la stessa<br />

conclusione vale se f(x, y) = −f(x, −y);<br />

(c) se f(x, y) = f(−x, y), si avrà che Γ è simmetrico rispetto all’asse delle ordinate (perché posto<br />

x = −x ′ e y = y ′ si ha f(x, y) = f(−x ′ , y ′ ) = f(x ′ , y ′ ), quindi il punto (x, y) annulla f se e solo se<br />

(x ′ , y ′ ), il suo simmetrico rispetto all’asse delle ordinate, annulla f). Con ragionamenti analoghi,<br />

la stessa conclusione vale se f(x, y) = −f(−x, y);<br />

(d) se f(x, y) = f(−x, −y), si avrà che Γ è simmetrico rispetto all’origine (perché posto x = −x ′<br />

e y = −y ′ si ha f(x, y) = f(−x ′ , −y ′ ) = f(x ′ , y ′ ), quindi il punto (x, y) annulla f se e solo se<br />

(x ′ , y ′ ), il suo simmetrico rispetto all’asse delle ordinate, annulla f). Con ragionamenti analoghi,<br />

la stessa conclusione vale se f(x, y) = −f(−x, −y).<br />

(5) Invarianze per rotazioni: se in coordinate polari l’insieme è rappresentato da g(ρ, θ) = 0, ρ ≥ 0,<br />

eventuali strutture speciali della funzione g sono associate a notevoli proprietà di Γ. Supponiamo che<br />

esista 0 < α < 2π tale per cui g(ρ, θ + α) = ±g(ρ, θ). Allora l’insieme Γ è invariante per rotazioni di<br />

angolo nα, n ∈ Z.<br />

(6) Parametrizzazione secondo rette passanti per l’origine3 . Poniamo y = mx e supponiamo che dalla<br />

relazione f(x, mx) = 0 si riesca ad esplic<strong>it</strong>are x = k(m) in funzione di m. Si ottiene allora x = k(m) e<br />

y = mk(m). Lo studio di tali funzioni permette di determinare moltissime informazioni sull’insieme.<br />

Risulta di particolare interesse nel calcolo di eventuali asintoti: infatti se esiste m∗ ∈ R tale per cui<br />

lim<br />

m→m∗ k(m) = ±∞ allora si ottiene che la retta y = m∗x + q può essere un asintoto obliquo per le<br />

funzioni implic<strong>it</strong>amente defin<strong>it</strong>e dall’insieme4 . Lo è se q = lim<br />

m→m∗ mk(m) − m∗k(m) ∈ R.<br />

(7) Supponiamo di avere un punto (x0, y0) ∈ R2 e di voler calcolare la tangente a Γ in tale punto. Si avrà<br />

naturalmente f(x0, y0) = 0. Scriviamo<br />

df(x0, y0) = ∂xf(x0, y0) dx + ∂yf(x0, y0) dy.<br />

Se almeno una delle due derivate parziali è diversa da zero, allora la tangente a Γ in (x0, y0) è unica ed<br />

è data da ∂xf(x0, y0)x + ∂y(x0, y0)y = q con q determinato in modo che tale retta passi per (x0, y0),<br />

quindi q = ∂xf(x0, y0)x0 + ∂y(x0, y0)y0. In altre parole si ha che la tangente è espressa dall’equazione<br />

purché ∇f(x0, y0) = (0, 0).<br />

∇f(x0, y0) · (x − x0, y − y0) = 0<br />

Importante: se ∇f(x0, y0) = (0, 0) il punto (x0, y0) è un punto cr<strong>it</strong>ico per f. In un intorno<br />

di tale punto non si può esplic<strong>it</strong>are nessuna delle due variabili rispetto all’altra tram<strong>it</strong>e il<br />

teorema di Dini. Se la tangente esiste, non è detto che sia unica. Tale punto potrebbe essere<br />

il nodo di un cappio per Γ. Tuttavia il teorema di Dini dà solo condizioni sufficienti (ma non<br />

necessarie) per l’esplic<strong>it</strong>abil<strong>it</strong>à, pertanto un punto siffatto potrebbe anche essere regolare<br />

con un’unica tangente: deve essere studiato separatamente.<br />

Se la tangente in punto (x0, y0) è nota grazie al procedimento descr<strong>it</strong>to, allora è noto anche se in<br />

un intorno di tale punto sia possibile esplic<strong>it</strong>are una delle due variabili rispetto all’altra attorno a<br />

tale punto: infatti se ∂yf(x0, y0) = 0, ovvero la tangente non è verticale del tipo x = x0, è possibile<br />

applicare il teorema di Dini ed ottenere l’esistenza in un intorno di x0 di un’unica funzione ϕ con<br />

ϕ ∈ C 1 e ϕ(x0) = y0. La derivata di ϕ in x0 non è altro che il coefficiente angolare della tangente in<br />

tale punto, ossia<br />

ϕ ′ (x0) = − ∂xf(x0, y0)<br />

∂yf(x0, y0) .<br />

Se ∂xf(x0, y0) = 0, ovvero la tangente non è orizzontale del tipo y = y0, è possibile applicare il teorema<br />

di Dini ed ottenere l’esistenza in un intorno di y0 di un’unica funzione ψ con ψ ∈ C 1 e ψ(y0) = x0. La<br />

derivata di ψ in y0 non è altro che il coefficiente angolare della tangente in tale punto, ossia<br />

ϕ ′ (y0) = − ∂yf(x0, y0)<br />

∂xf(x0, y0) .<br />

Se ∂yf(x0, y0) = 0 e ∂xf(x0, y0) = 0, allora in un intorno di (x0, y0) non esiste una esplic<strong>it</strong>azione<br />

y = ϕ(x).<br />

3o per un punto (x0, y0) fissato una volta per tutte. In tal caso si sceglierà y − y0 = m(x − x0) oppure x − x0 = m(y − y0). Il<br />

lettore può adattare facilmente la discussione a questo caso.<br />

4Si ricordi che y = ϕ(x) = mk(m), x = k(m), le formule poi sono esattamente analoghe allo studio degli asintoti di funzioni<br />

di una variabile.

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