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CAPITOLO 15<br />

Lezione del giorno martedì 17 novembre 2009 (1 ora)<br />

Integrali multipli<br />

Osservazione 15.1. Non daremo qui definizioni precise sui concetti di misurabil<strong>it</strong>à elementare degli insiemi<br />

o di integrabil<strong>it</strong>à delle funzioni: esse richiedono strumenti piuttosto fini che esulano dagli scopi di queste note.<br />

Il modello di base sarà cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da integrali del tipo<br />

<br />

f(x1, ..., xn) dx1 ... dxn,<br />

D<br />

dove D ⊆ Rn è un insieme lim<strong>it</strong>ato, defin<strong>it</strong>i da un numero fin<strong>it</strong>o di disuguaglianze (strette o larghe) gi(x1, ..., xn) ≤<br />

0, i = 1, ..., n con gi : Rn → R di classe C1 , e f : D → R è almeno continua.<br />

Possibili generalizzazioni si hanno se D può essere decomposto in un unione fin<strong>it</strong>a di insiemi di tale tipo<br />

D = D1 ∪ ... ∪ DM , in tal caso l’integrale su D sarà dato dalla somma degli integrali sugli insiemi Dj.<br />

Se il dominio D non è lim<strong>it</strong>ato, oppure f non è continua su D, si considera una successione di domini lim<strong>it</strong>ati<br />

Dn ⊂ D in esso contenuti (detta successione invadente) che tenda1 a D e su cui f sia continua. Integrando f<br />

su Dn si ottiene una successione di numeri reali In. Se il lim<strong>it</strong>e per n → ∞ di In esiste e tale lim<strong>it</strong>e è lo stesso<br />

qualunque sia la successione Dn → D scelta con le proprietà di cui sopra, allora possiamo assegnare all’integrale<br />

di f su Dn il valore di tale lim<strong>it</strong>e. Il fatto che il lim<strong>it</strong>e non dipenda dalla successione invadente scelta è cruciale<br />

perché questa definizione sia ben posta, ovvero sensata.<br />

Il calcolo degli integrali multipli è ricondotto al calcolo di integrali unidimensionali dai teoremi di Fubini e<br />

Tonelli, di cui diamo qui una versione semplificata: se f : X1 × X2 → R è continua e X1, X2 sono intervalli<br />

compatti di R, allora<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

f(x1, x2) dx1 dx2 = f(x1, x2) dx2 dx1 = f(x1, x2) dx1 dx2<br />

X1<br />

X2<br />

Formule analoghe valgono per integrali in dimensione superiore, e sono possibili le stesse generalizzazione viste<br />

in precedenza (il dominio di integrazione può essere decomposto in modo opportuno, oppure invaso ...). Il<br />

lettore interessato ad una formulazione precisa e coerente della moderna teoria della misura e dell’integrazione<br />

secondo Lebesgue può consultare [5].<br />

Teorema 15.2 (cambio di variabili). Siano X, Y aperti di R n , ϕ : X → Y una biiezione di classe C 1 , A<br />

sottinsieme di X, B = γ(A), f : B → R una funzione. Allora:<br />

(1) B è (elementarmente) misurabile se e solo se A è (elementarmente) misurabile;<br />

(2) Se B è (elementarmente) misurabile, allora f è integrabile in B se e solo se la funzione<br />

è integrabile in A; in tal caso risulta<br />

<br />

<br />

f(y) dy =<br />

B<br />

x ↦→ f(γ(x))| det Jac(ϕ)(x)|<br />

ove Jac(ϕ)(x) è la matrice Jacobiana di ϕ in x.<br />

A<br />

X2<br />

f(ϕ(x))| det Jac(ϕ)(x)|<br />

Corollario 15.3 (coordinate polari). Sia X = {(ρ, θ) ∈ R2 : ρ > 0, 0 < θ < 2π}. Una funzione f : R2 → R<br />

è integrabile in R2 se e solo se la funzione (ρ, θ) ↦→ f(ρ cos θ, ρ sin θ)ρ è integrabile in X. In tal caso si ha:<br />

<br />

<br />

f(x, y) dx dy = f(ρ cos θ, ρ sin θ)ρ dρ dθ<br />

R 2<br />

1 in un senso che può essere reso preciso, ma qui ci accontentiamo dell’intuizione<br />

X<br />

63<br />

X1

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