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A. STUDIO DI FUNZIONI IMPLICITAMENTE DEFINITE 183<br />

Se ∂xf(x0, y0) = 0 e ∂yf(x0, y0) = 0, allora in un intorno di (x0, y0) non esiste una esplic<strong>it</strong>azione<br />

x = ϕ(y).<br />

Se entrambe le derivate parziali sono nulle, non si può dire alcunché.<br />

Ricordando che all’ inizio di tutta la discussione è stata fatta l’ipotesi f ∈ C1 , si ha che tutte le<br />

funzioni implic<strong>it</strong>amente defin<strong>it</strong>e, laddove esse esistono, sono sempre di classe C1 .<br />

(8) Massimi e minimi vincolati a Γ: viene assegnata una funzione F : R2 → R di classe C1 (R2 ), e si chiede<br />

di determinare massimi e minimi di F vincolati a Γ. In questi casi lo strumento principale è il teorema<br />

dei moltiplicatori di Lagrange: si cercano le soluzioni (¯x, ¯y) del sistema dipendente da λ:<br />

⎧<br />

⎪⎨ ∂x(F (x, y) + λf(x, y)) = 0,<br />

∂y(F (x, y) + λf(x, y)) = 0,<br />

⎪⎩<br />

f(x, y) = 0.<br />

Valutando F tra tutte le soluzioni del sistema, si possono poi distinguere massimi e minimi assoluti.<br />

Ricordiamo che se Γ è compatto, esisteranno sempre almeno un punto di minimo e uno di massimo<br />

assoluto di F vincolata a Γ<br />

(9) Casi notevoli di massimi e minimi vincolati a Γ: se Γ ammette una parametrizzazione del tipo ρ(θ) =<br />

h(θ), allora è possibile costruire la funzione di una sola variabile<br />

˜F (θ) = F (ρ(θ) cos θ, ρ(θ) sin θ)<br />

con θ ∈ A := {θ ∈ [0, 2π] : h(θ) ≥ 0}. Massimi e minimi di F vincolati a Γ sono massimi e minimi di<br />

˜F sull’insieme A. Tali massimi e minimi possono essere trovati imponendo ˜ F ′ (θ) = 0 e studiando il<br />

segno di ˜ F ′′ (θ) o delle derivate successive.<br />

Importante: non dimenticare che si sta studiando ˜ F ristretta all’insieme A. Lo studio<br />

delle derivate, permette di determinare estremali nell’interno di A. I punti di frontiera di<br />

A vanno studiati separatamente. Inoltre se (0, 0) ∈ Γ ma h(θ) = 0 per ogni θ ∈ A, anche<br />

l’origine va studiata a parte.<br />

Se Γ ammette una parametrizzazione rispetto a rette per l’origine y = mx, ovvero è possibile esplic<strong>it</strong>are<br />

globalmente x da f(x, mx) = 0 ottenendo x = k(m), y = mk(m), allora allora è possibile costruire la<br />

funzione di una sola variabile<br />

¯F (m) = F (k(m), mk(m))<br />

e studiarne i massimi e i minimi mediante le derivate successive.<br />

Importante: se la funzione k(m) è defin<strong>it</strong>a su un dominio K, mediante le derivate si<br />

troveranno i massimi e minimi interni a K. I punti di frontiera di K vanno studiati separatamente.<br />

Inoltre se si sceglie la parametrizzazione y = mx si stanno escludendo i punti di<br />

Γ ∩ {(0, y) : y ∈ R}, ovvero le intersezioni di Γ con l’asse delle ordinate. Tali punti vanno<br />

determinati e studiati separatamente.<br />

Un discorso perfettamente analogo al precedente si ha per parametrizzazioni x = my, in tal caso vanno<br />

studiati a parte i punti di intersezione di Γ con l’asse delle ascisse.<br />

(<strong>10</strong>) Molteplic<strong>it</strong>à delle funzioni implic<strong>it</strong>amente defin<strong>it</strong>e: dato x0 ∈ R, può essere richiesto il numero di<br />

funzioni ϕi = ϕi(x) implic<strong>it</strong>amente defin<strong>it</strong>e da Γ in un intorno di x0. In tal caso è necessario studiare<br />

le soluzioni di f(x0, y) = 0 nell’incogn<strong>it</strong>a y. Il numero di soluzioni distinte yλ di tale equazione fornisce<br />

il numero delle funzioni implic<strong>it</strong>amente defin<strong>it</strong>e da Γ in un intorno di x0 se in ∂yf(x0, yλ) = 0 per<br />

ogni λ. Spesso questa è la parte meno agevole dello studio. Se f(x0, y) è un polinomio px0(y), si può<br />

stimare il numero di soluzioni in modo indiretto: se il polinomio ha grado dispari, allora i suoi lim<strong>it</strong>i<br />

per y → ±∞ sono infin<strong>it</strong>i di segno opposto, quindi esiste sempre almeno un punto y in cui px0(y) = 0, e<br />

il numero massimo di soluzioni è dato dal grado del polinomio. Ulteriori considerazioni possono essere<br />

fatte studiando eventuali massimi e minimi relativi di px0<br />

e se tali massimi o minimi sono pos<strong>it</strong>ivi<br />

o negativi, e se vengono assunti in punti y maggiori o minori di zero e poi applicando il teorema di<br />

esistenza degli zeri. Può essere necessario inoltre stimare la posizione delle radici del polinomio rispetto<br />

a particolari funzioni di x0 (quelle che si ottengono da ∂yf(x0, y) = 0 oppure ∂xf(x0, y) = 0). In questo<br />

studio, è fondamentale l’analisi delle simmetrie di Γ. Possono anche essere utili varie sost<strong>it</strong>uzioni per<br />

ridurre il grado di px0. Se è disponibile per Γ una parametrizzazione ρ(θ) = h(θ), θ ∈ A si può cercare<br />

di studiare i massimi e minimi di x(θ) = ρ(θ) cos θ e y(θ) = ρ(θ) sin θ, θ ∈ A ovvero i massimi e i minimi<br />

assoluti e relativi di x e y vincolati a Γ (non dimenticarsi dei punti di frontiera di A). Analogamente

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