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17 / Sez. ScientificaIl biomonitoraggio degli inquinanti atmosferici:il caso dell’ozonoCristina Nali* 1Parole chiave: educazione ambientale, qualità dell’aria, smog fotochimicoIl termine «biomonitoraggio» comprende le procedure che utilizzano indicatori biologici per trarreinformazioni sullo stato dell’ambiente. Essi costituiscono un utile strumento di indagine che ben si integracon i tradizionali metodi chimico-fisici, in relazione anche ai loro ragionevoli costi di gestione. Il metodoè basato sulla individuazione e valutazione di sintomi tipici presenti su idonee specie vegetali, chevengono definite «indicatrici». Tali piante, coltivate o spontanee, devono rispondere con effetti macroscopicispecifici a concentrazioni minime di un dato inquinante. Nel caso della contaminazione da ozono,la metodologia che meglio sintetizza le possibilità anche operative delle tecniche in oggetto è rappresentatadalla cv. Bel-W3 di tabacco. Essa presenta interessanti aspetti, a cominciare dalla elevata sensibilitàall’ozono, essendo sufficienti esposizioni di poche ore a concentrazioni dell’ordine di 40 ppb perprovocare la comparsa delle tipiche lesioni in forma di necrosi, inizialmente puntiformi e tondeggianti,visibili su entrambe le pagine della foglia. Il posizionamento nei siti di interesse avviene in contenitori incondizioni standardizzate, ponendo a confronto piante di una varietà di tabacco resistente (Bel-B) perassicurare che la manifestazione del danno fogliare sia effettivamente dovuta all’inquinante. Il DipartimentoColtivazione e Difesa delle Specie Legnose «G. Scaramuzzi» dell’Università di Pisa ha messo apunto, ormai da più di 10 anni, un sistema miniaturizzato che utilizza piantine molto giovani (15 giornidi età) di tabacco in base all’ormai consolidata capacità delle stesse di manifestare sintomi. All’internodei programmi europei per la valutazione dei danni indotti da ozono sulla vegetazione spontanea e non,sono comunemente utilizzati due cloni di Trifolium repens. In questo caso, il parametro utilizzato è la riduzionedi biomassa epigea del clone sensibile (NC-S) in risposta al contaminante, rispetto a quella delresistente (NC-R), che rimane tal quale. A questi bioindicatori ne sono stati affiancati recentemente altricome la Centaurea jacea, una specie modello da utilizzare nelle valutazioni delle risposte visive dipiante autoctone all’ozono. È importante anche ricordare l’aspetto didattico che questa attività rivolgenei confronti degli studenti. A questo proposito, sono già numerose le esperienze nell’ambito dell’educazioneambientale condotte in collaborazione con le scuole (dalle materne alle superiori) toscane e umbre.Il lavoro costituisce una rassegna delle principali metodiche ad oggi in uso per il biomonitoraggiodell’ozono, evidenziandone le caratteristiche e le finalità per eseguire al meglio una corretta campagnadi bioindicazione.130

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