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L’evoluzione biologica nei percorsi e nei laboratori didattici di zoologia e antropologiaprevedono la sequenza che viene riportata di seguito:«L’uomo», «Le altre scimmie», «Il canguro», «Ilconiglio», qualche raro studente arriva a dire che ilserpente e il cavallo camminano su due gambe. Unasingola studentessa di III Elementare nell’anno 2006-2007 ha detto timidamente: «I pesci». L’operatorechiede esplicitamente di non tirare a indovinare masi direbbe che la strategia della classe è quella di direun gran numero di animali sperando di individuare larisposta giusta per puro caso. Qualcuno, dopo un po’,arriva a dire «La gallina», «Il gabbiano», «Il piccione»ma ci vuole un po’ perché gli studenti arrivino a generalizzaree a dire «Gli uccelli». Dopo che la rispostapiù generale è stata fornita ed è stata esaltata dall’operatore,alcuni studenti continuano a ripetere nomidi uccelli diversi convinti di dire qualcosa di nuovoe di corretto anche se in realtà stanno fornendoun’informazione ridondante e non più richiesta.Le risposte fornite a queste domande e la frenesiacon cui gli studenti si accalcano per rispondere (disolito sbagliando) mostrano una generale volontà dipartecipazione e di esibizione di sé stessi, ma unascarsa padronanza degli argomenti trattati e una altrettantoscarsa capacità di riflessione critica suglioggetti della questione. Nonostante ci sia una pausadi riflessione a seguito della domanda relativa al perchéle scimmie sono considerate gli animali più similiall’uomo, pure con grande difficoltà gli studenti arrivanoa dare una risposta al limite dell’accettabile edopo un percorso di affinamento che può durare parecchiminuti. Sembra quasi che si formi una sorta diblocco mentale che impedisce il ragionamento e l’osservazione.Oppure, in alternativa, preparandosi all’incontroal MSNM, gli studenti si sono limitati a studiarela lezione a memoria senza realmente comprendereciò che stavano studiando. È questa unapossibilità da considerare seriamente vista anche lagenerale inadeguatezza dei libri di testo nei quali gliargomenti evoluzionistici sono trattati con una certavelocità e con ben pochi schemi esplicativi. D’altraparte una certa superficialità da parte degli studentisi evince dalle risposte fornite alla domanda sul bipedismoin animali non umani che rende conto del fattoche esistono meccanismi comportamentali che portanogli studenti ad esibirsi anche se attraverso affermazioniche mostrano tutta la confusione che hannonella mente e una scarsa capacità di riflessione critica.Da questo punto di vista risultano premiate quellestrategie didattiche volte ad indurre una partecipazioneattiva alla lezione da parte di tutti gli studentima risultano altresì penalizzate le strategie didattichevolte a far sì che gli studenti comprendano realmenteciò che viene loro insegnato.Passato vs. presenteEsiste una generale difficoltà a parlare dell’evoluzionedegli organismi (e dell’uomo) dal momento cheper vari motivi è facile che nella mente degli studentisi generi una confusione tra presente e passato.Un primo elemento di confusione riguarda l’atteggiamentoche gli studenti delle Scuole Primarie hannonei confronti dei primati non umani: gli studenti parlanonormalmente delle scimmie al passato, come seoggi non vi fossero altri primati al di fuori dell’uomosul nostro pianeta. Ed è piuttosto difficile far capire abambini di 9 anni che in realtà esistono molte speciediverse di scimmie che vivono contemporaneamenteagli esseri umani. Questo punto è anche uno dei motiviche porta a far rispondere ad alcuni studenti chele scimmie sono gli animali più simili all’uomo perchél’uomo discende dalle scimmie: in altre parole,una volta c’erano le scimmie e poi queste si sono«evolute» in esseri umani; in questo modo è facileconcludere che grazie a questo meccanismo oggi cisono gli esseri umani e le scimmie non ci sono più.Naturalmente si tratta di una idea sbagliata che derivada un’immagine lineare del processo evolutivoche prevede la formazione, nella mente degli studenti,di una vera e propria schala naturae culminantecon l’origine della nostra specie. Per risolvere questoproblema occorre promuovere una comprensionedella filogenesi modellata sul concetto di «cespuglio»e non di scala. Occorre che gli studenti sappianoe comprendano profondamente il fatto che le specieche esistono oggi hanno milioni di anni di evoluzionealle spalle e occorre che imparino a capire ilconcetto di «antenato comune» che rende conto dellaparticolare situazione evolutiva nella quale sonoimplicati l’uomo e lo scimpanzé. Il concetto di antenatocomune dovrebbe essere anche in grado di consolidarel’idea dell’origine dell’uomo a partire da unparticolare gruppo di scimmie antropomorfe demolendoi preconcetti e le concezioni erronee, come adesempio quella secondo la quale uomo e scimmie antropomorfesi sono staccate a partire da un non-primate,cioè la tupaia [5]. In questo senso uno strumentodidattico non facile da usare ma di eccezionalepotenza è l’albero filogenetico. Comparando graficamentediversi alberi filogenetici è immediatamenteevidente la differenza tra le concezioni espresse149

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