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9 / Sez. ScientificaLa xenodiversità animale delle acque interneitaliane: la situazione in ToscanaElena Tricarico* 1 , Simone Cianfanelli 2 , Elisabetta Lori 2 , Annamaria Nocita 2 ,Francesca Gherardi 1Parole chiave: acque interne, specie non-indigene, ToscanaLe acque interne sono particolarmente vulnerabili alle invasioni biologiche a causa di una molteplicitàdi fattori, tra i quali lo stretto legame con le attività umane e la rapidità di dispersione delle specie acquatiche.Come conseguenza di questo fenomeno, che si somma alla perdita e alla frammentazione deglihabitat, all’inquinamento e allo sfruttamento delle risorse ittiche da parte dell’uomo, la riduzione dellabiodiversità nelle acque interne mondiali sta avvenendo più rapidamente che negli ecosistemi terrestri.Questo lavoro ha come obiettivo quello di tracciare un quadro generale della «xenodiversità» in Toscana.Nella lista qui presentata sono stati inclusi invertebrati (liberi o parassiti), pesci, e anche anfibi, rettili,uccelli e mammiferi legati all’acqua per il completamento del loro ciclo vitale. In Toscana, la xenodiversitàanimale consta di 48 specie (delle 112 registrate in Italia) che rappresentano più del 3% dellafauna dulcacquicola regionale. Tra queste, 11 specie sono incluse nella lista dei più pericolosi invasoridelle acque interne. In analogia con quanto osservato in Italia e in Europa, i pesci risultano essere iltaxon più colpito tra i vertebrati, mentre i crostacei e i molluschi tra gli invertebrati. Il bacino dell’Arnopresenta il maggior numero di specie non-indigene, ma è il bacino del Serchio-Magra ad avere la più altadensità di specie non-indigene. Le attività di pesca e di acquacoltura, molto sviluppate soprattuttonella zona del Serchio-Magra, rappresentano probabilmente le principali cause di arrivo di nuove speciein Toscana. Ulteriori studi sono necessari per approntare mirati interventi di gestione verso le specienon-indigene già stabilizzate e per identificare i nuovi potenziali invasori delle acque toscane.IntroduzioneIcambiamenti nella distribuzione delle specie sonoeventi naturali, che spesso si realizzano nelcorso dei tempi geologici in associazione con i fenomeniclimatici [8,9]. Tuttavia, l’intervento dell’uomocome agente di dispersione è più frequente e potentedei fenomeni naturali. L’azione umana ha infattiincrementato il tasso temporale con cui le specie sidiffondono e le distanze che possono percorrere,realizzando in pochi decenni quello che non si sarebbemai potuto compiere per effetto esclusivo di eventinaturali [14]. La frequenza delle introduzioni causatedall’azione antropica è aumentata in modo esponenzialenegli ultimi anni, come risultato della crescitadella popolazione umana e dell’incremento dellepotenzialità di intervento sull’ambiente. Un numerocrescente di persone si muove più frequentementee un sempre maggior volume di beni e di materialiè traslocato tra nazioni e continenti [17]. La combinazionedi questi fattori ha determinato la comparsa diun numero crescente di specie non-indigene in tuttigli ecosistemi fino ad oggi censiti. Si stima che oltre480000 specie non-indigene siano state introdottenei vari ecosistemi del pianeta [17] e che queste sianoarrivate a dominare negli ultimi 500 anni circa il70

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