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Alpheus glaber, Calocaris macandreae e i brachiuriche possono anche infossarsi nel sedimento, ma sitrovano anche frequentemente specie viventi nellacolonna d’acqua capaci di compiere ampi spostamentiverticali legati soprattutto al ritmo del giorno edella notte come il crostaceo decapode Phasifea sivado,i cefalopodi e gli osteitti Mictophidi.Sono stati spesso rinvenuti negli stomaci grandi scagliecicloidi, resti vegetali derivanti dagli scarti di cucinae resti di pesci ossei come vertebre e mandiboleche appartenevano senza dubbio a esemplari digrosse dimensioni; questo conferma il fatto che G.melastomus possa essere considerato uno spazzinodei fondali, come definito da Serena et al. [1] e che inparte si nutra di resti dei pasti di grandi predatori checacciano a batimetrie superiori.Numerosi predatori attaccano una possibile predasenza esercitare una scelta; anche il «boccanera»sembra che sfrutti ogni risorsa alimentare afferrandoa caso qualsiasi cosa proviene dall’alto.Un’annotazione interessante riguarda il ritrovamentonegli stomaci di un esemplare di Etmopterus spinax,uno squaletto demersale comune a questeprofondità, ma generalmente poco predato a causadi due grosse spine dorsali. Inoltre appare interessanteaver rilevato un caso di cannibalismo a caricodi un giovane esemplare.Dall’insieme delle conclusioni sembra acquistarecredito l’ipotesi che G. melastomus sia una specie dicomportamento gregario; questo ci viene suggeritodal fatto che spesso è stata verificata la predazionedi animali di grossa taglia, fatto che implica una strategiadi attacco di gruppo. Inoltre sembra che la specieviva in gruppi di individui con dimensioni abbastanzaomogenee; questo ci viene indicato dalle carteche indicano una separazione delle aree di maggiorfrequenza dei diversi gruppi di taglie, ma anchedal fatto che la specie non esita a praticare il cannibalismo,fenomeno che è solitamente accompagnatoproprio dalla separazione fisica dei piccoli dagliadulti.Infine, considerata la grande abbondanza della specie,sarebbe interessante che l’abitudine della marineriadi Viareggio di commercializzare il prodottosenza pelle per superare la reticenza all’acquisto daparte dei consumatori, potesse essere ampliata allealtre comunità di pescatori. Potrebbe in questo modoaumentare il reddito dei pescatori e contemporaneamentediminuire lo scarto dei prodotti della pesca.Bibliografia[1] F. Serena, A. Abella, Galeus melastomus. In:Synthesis of the knowledge on bottom fishery resourcesin central Mediterranean (Italy and Corsica).Biol. Mar. Medit. 2000, 6 (suppl. 1): 58.[2] G. Relini, Actes de colloques IFREMER, 2000,26: 46.[3] J. Bertrand, L. Gil de Sola, C. Papaconstantinou,G. Relini, A. Souplet, Biol. Mar. Medit.,2000, 7 (1): 1.[4] ESRI, Arcview GIS. Enviromental SystemsResearch Institute, 1996.[5] E.J. Hyslop, J. Fish. Biol., 1980, 17: 411.[6] C. Capapè, J. Zaouali, Arch. Inst. Pasteur,1976, 53 (3): 281.[7] A. Tursi, G. D’Onghia, A. Matarrese, C. Caroppo,Oebalia, 1990, 16, suppl.: 782.[8] L. Relini Orsi, M. Wurtz, Quad. Lab. Biol. Pesca,1975, 2: 17.[9] P. Sartor, Alimentazione e relazioni trofiche dipesci demersali di platea e scarpata continentalenel Mar Tirreno Settentrionale. Università di Pisa.Pisa: 1993.[10] G. Bello, Atti soc. it. Sci. Nat. Museo civ. storianat. Milano, 1993, 134 (I): 33.[11] N. Ungaro, G. Marano, R. Marsan, Accad.Pugliese delle Scienze, Atti e Relazioni, 1994, 49:195.[12] M. Wurtz, M. Vacchi, Quad. Lab. Tecnol. Pesca,Ancona, 1981, 3 (1): 155.242

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