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Dall’ambiente un aiuto per l’ambiente: l’impiego di biofitofarmaci per un’agricoltura sostenibilene, così, la crescita.La competizione per i siti d’infezione permette, invece,una difesa mirata e si presta molto bene alla lottaai patogeni che hanno specifici siti d’attacco. Già nel1978 fu dimostrato che si poteva impiegare il batterioantagonista Agrobacterium radiobacter K84 per la lottaal batterio fitopatogeno Agrobacterium tumefaciens,agente causale della galla del colletto di numerosespecie vegetali. Sempre avvalendosi dello stessomeccanismo d’azione, altrettanto efficaci si sonodimostrati alcuni isolati di Fusarium oxysporum saprofitinella lotta a diverse formae speciales di F. oxysporum,agenti causali di tracheofusariosi. In ambeduei casi gli organismi antagonisti occupano le feriteattraverso le quali il patogeno guadagna l’accesso allapianta, impedendo l’infezioneIn aggiunta a questi meccanismi che agiscono direttamentenei confronti dei patogeni, è opportuno parlareanche dell’induzione di resistenza, meccanismo d’azioneindiretto. In questo caso l’applicazione di un antagonistapuò indurre nella pianta ospite reazioni didifesa simili a quelli attivate in piante resistenti. Questerisultano, spesso, non specifiche e, quindi, ad ampiospettro e con minori probabilità di selezionare organismiresistenti. Anche questo meccanismo, però,può avere alcuni svantaggi riconducibili alla produzionedi metaboliti sgradevoli e tossici o ad una riduzionenella produzione da parte delle piante difese.È importante, comunque, considerare che raramenteun antagonista si avvale di un singolo meccanismod’azione. In realtà l’antagonismo risulta essere il fruttodel sinergismo di due o più meccanismi d’azioneche portano al contenimento della malattia.I biofitofarmaci possono essere utilizzati nella difesadi numerose specie vegetali e trovano possibilità diimpiego nella lotta ai patogeni dei semi, di originetellurica, delle parti aeree e del post-raccolta. Il semerisulta essere il teatro delle prime fasi di lotta non solonei confronti dei patogeni trasmessi per seme, maanche verso i patogeni di origine tellurica. I patogenitrasmessi per seme possono avere diverse localizzazionisul/nel seme e questo comporta che non tuttigli antagonisti, e quindi non tutti i meccanismi d’azione,risultano efficaci allo stesso modo nei confrontidei diversi patogeni.Alcuni aspetti tecnici inerenti la concia dei semi,quindi l’applicazione dell’antagonista, possono influenzarel’efficacia di un biofitofarmaco. La dose efficacedell’antagonista, l’uniformità della coperturadella superficie del seme, l’uniformità della distribuzionedell’antagonista nella massa dei semi e, infine,il microambiente in cui l’antagonista si svilupperàdopo la semina sono fattori critici che possono segnareil destino di un biofitofarmaco. Tanto più unantagonista si trova in condizione di sviluppare rapidamente,tanto maggiore sarà la sua efficacia. È possibilemigliorare l’efficacia e l’affidabilità di un biofitofarmacoche agisce sui semi intervenendo sia sull’ambienteche sul principio attivo. Nel primo caso èpossibile avvalersi dell’evoluzione della tecnologiasementiera (confettatura, condizionamento osmotico…),mentre nel secondo caso si può ricorrere all’utilizzodi sostanze selettive per l’antagonista al fine diampliarne lo spettro d’azione e garantirne una buonaefficacia anche in condizioni avverse.Un altro campo d’applicazione dei biofitofarmaci è lalotta ai patogeni tellurici. In questo caso si ricorre all’introduzionenel terreno di microrganismi antagonisti,strategia alternativa ad altre più conservativeche prevedono la gestione della microflora residenteattraverso l’utilizzo di terreni naturalmente repressivi(se esistenti), l’induzione di repressività tramite lamonocoltura, l’impiego di ammendanti organici ocompost e l’utilizzo di trattamenti chimici e fisici subletali.Gli antagonisti introdotti possono avere brevepersistenza nell’ambiente, il che comporta un minorimpatto ambientale ma anche una minore durata deglieffetti, oppure lunga persistenza che, se da unaparte assicura una maggiore durata degli effetti, dall’altracomporta un maggior impatto ambientale.L’impiego di biofitofarmaci nella lotta ai patogeni telluriciha come scopo principale la riduzione dell’inoculodel patogeno attraverso la distruzione diretta, lariduzione della germinazione o della crescita dei propagulioppure la sostituzione del patogeno nei residuicolturali ma può anche indurre resistenza nellepiante allevate nei terreni trattati.I biofitofarmaci possono essere impiegati anche nellalotta ai patogeni delle parti aeree. Le foglie e le superficiesterne delle piante sono ecosistemi complessie rapidamente variabili nel tempo (es. giorno –notte) e nello spazio. Per questo motivo gli antagonistida sviluppare come principio attivo del prodottodevono essere ben adattati a quegli ambienti e devonorispondere rapidamente ai cambiamenti. C’è ancheda considerare che molti patogeni delle parti aereehanno una lunga fase all’interno dell’ospite e sonodifficilmente raggiungibili dall’attività di antagonisti(salvo quando questi inducono meccanismi diresistenza). Più interessanti sono quei patogeni, comegli Oidii, che hanno una lunga fase epifitica e,quindi, risultano più facilmente aggredibili.173

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