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queste (figura 5b) corrisponde a quelle che nel totalehanno raggiunto le più alte densità. Si tratta di nanoplanctonappartenente a classi diverse e la prima inrango (più frequente e più abbondante) risulta unaCryptomonadacea (Plagioselmis cf. prolonga), seguela stessa decina di specie in tutti e due i casi, seppurenon nello stesso ordine: Emiliania huxleyi (Haptophyceae),un’altra Cryptomonadacea, Ollicola vangoorii(Chrysophyceae) e Paulinella ovalis (Incertae sedis),rispettivamente mixotrofa ed eterotrofa, alcuni flagellatiappartenenti alle Prasinophyceae (Pseudoscourfieldiamarina, Tetraselmis sp., Pyramimonas sp.) e altridi cui non è ancora possibile l’attribuzione certa.L’unica forma microplanctonica è la diatomea Cylindrothecaclosterium, mentre la maggior parte del microplanctonrisulta presente tra le 200 specie presentiin meno del 10% dei campioni (figura 5a).Tra gli organismi microplanctonici si riscontra quasicostantemente la dominanza delle diatomee con alcunespecie presenti in maniera più indifferenziata ocon maggiore presenza nei mesi invernali (Liolomapacificum, Licmophora gracilis, Asterionellopsis glacialis,Thalassionema nitzschioides), altre, appartenentialle Centrales, più tipicamente invernali (Chaetocerosspp.) o estive (Proboscia alata, Leptocylindrusdanicus, Guinardia striata) e una notevole presenzain tarda estate-autunno, quando si verifica la fiorituradi Asterionellopsis glacialis insieme ad una certaquantità di altre forme tipiche (Pseudonitzschia spp.,altri Chaetoceros spp.). Tra i dinoflagellati compaionomolte forme tecate che contribuiscono notevolmentealla quantità di biomassa autotrofa, come Ceratiumfurca, C. fusus, Prorocentrum gracile, P. micans, Mesoporosspp., Torodinium robustum, insieme ad alcuneforme note come eterotrofe (Protoperidinium spp.,Gyrodinium spp.). Inoltre, tramite questi conteggi,sono risultati presenti anche molti altri coccolitofori(Haptophyceae) più rari ma di taglia più grossa, comeAnoplosolenia brasiliensis, Calcidiscus leptoporus, Coronosphaeramediterranea, Discosphaera tubifer,Scyphosphaera apsteinii, Syracosphaera pulchra eUmbilicosphaera sibogae, che aumentano notevolmenteil grado di diversificazione di questo gruppoche, nella frazione nanoplanctonica, è prevalentementerappresentato soltanto da Emiliania huxleyi.Discussione e conclusioniL’indagine effettuata sulla componente fitoplanctonicadelle acque costiere toscane nel contesto del progettoBioMarT non è stata certamente esaustiva perquanto riguarda la ricostruzione dell’intero ciclo annualedi variazione di queste comunità. Abbiamo peròdelineato un quadro aggiornato sia sulle condizioniambientali, particolarmente sullo stato trofico, sia sullecaratteristiche fondamentali delle comunità fitoplanctonicheche ci permette così di esprimere unavalutazione sullo stato delle acque al presente in confrontoalle conoscenze precedentemente acquisite.Le sostanze nutritizie ed i loro rapporti sono fattorifondamentali che influenzano lo sviluppo del fitoplanctoned è da considerarsi normale che le acquecostiere siano più eutrofiche delle acque marine dellargo, per gli apporti terrigeni naturali e a causa delleattività antropiche, di modo che è maggiore l’eventualitàdi fioriture anomale che determinino alterazioninell’ecosistema. Le condizioni trofiche delle acquetoscane (tabella 1) non appaiono differenziabilitra i siti, con concentrazioni nutritizie generalmentebasse, soprattutto del fosforo, spesso al limite di rilevabilità,e variazioni riconducibili ai normali cicli stagionalidi disponibilità e consumo senza particolariapporti anomali: le concentrazioni più alte sono in inverno,quando sono maggiori sia gli apporti terrigeniche quelli dovuti all’isopicnia delle acque, ed i minimisono estivi, per le ragioni opposte. La situazione deirapporti tra nutrienti, come già evidenziato nelle acquedell’Arcipelago Toscano [9] [17], ha indicato unamaggiore fosforo carenza nei mesi inverno-primaverilirispetto all’estate, quando peraltro il consumo fitoplanctonicoè solitamente minore. I silicati sono raramenteminori di 1 µm, valore spesso indicato comesoglia di limitazione per l’accrescimento delle diatomee,ma più che per il silicio di per sè, una limitazioneper le diatomee potrebbe crearsi a causa di un rapportosbilanciato rispetto a nitrati ed ortofosfati [17].Anche i valori di clorofilla a, indicatori della biomassaautotrofa, appaiono (tabella 1) simili in tutti i siti esostanzialmente di scarsa entità, oscillando tra unmassimo primaverile di 0.419 mg m -3 a Cerboli, doveperaltro notiamo le medie nutritizie più alte, e minimiestivi di un ordine di grandezza inferiori.Nelle nostre valutazioni mancano i riferimenti al periodotra dicembre e aprile, durante il quale avrebbepotuto instaurarsi la fioritura primaverile delle diatomee,ma non possiamo affermare niente di certo anchese, indicazioni indirette (le minori concentrazioninutritizie primaverili rispetto alle invernali, la diminuzionedi silicati tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate,l’aumento di contributo della frazione organicaal particellato totale sempre nello stesso periodo)264

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