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Queste caratteristiche evolutive hanno posto la specieumana in una posizione di estremo privilegio, neiconfronti degli altri esseri viventi.È tuttavia singolare l’osservazione di come l’encefaloumano, sviluppatosi in grandezza del 250% nel corsodi tre milioni di anni, abbia mostrato nell’ultimo milioneuna costante riduzione della progressione volumetrica,attualmente pressoché nulla, se non tendentead una iniziale, lenta regressione.È altrettanto sorprendente osservare come la evoluzionedel cervello degli altri primati ed in particolaredel Pan troglodytes (o scimpanzé) che condivide conl’uomo oltre il 90% dei geni umani, non abbia subito riduzioniin tempi recenti, evidenziando un discreto avvicinamentoneurologico alla nostra specie (figura 4).L’Homo sapiens sapiens non è stato l’unico rappresentantedella specie umana sul pianeta: almenoun’altra specie, l’Homo sapiens neanderthalensis, èvissuta sul pianeta e si è estinta circa 35.000 anni fa.Considerato a lungo come una tappa evolutiva dell’uomosapiente, l’uomo di Nenderthal è stato di fatto,come dimostrano i recenti studi sul suo DNA, unavera specie umana, vicinissima alla nostra anche senon interfeconda. La separazione del Neanderthaldal sapiens sapiens è avvenuta circa 600.000 anni fa.Ad una struttura fisica tarchiata e massiccia, ad unanotevole forza fisica assai superiore alla nostra, facevada contrappunto una minore capacità neuro-intellettiva,con ogni probabilità dovuta a difficoltà di fonazione,conseguenti a differente conformazione laringea.Un notevole livello culturale è dimostrato dal seppellimentodei morti con relativi riti funebri, da culti religiosi,da graffiti e disegni lasciati in grotte nel norddella Spagna e della Francia.Il volume cerebrale dell’uomo di Neanderthal eramaggiore del nostro e questa osservazione crea perplessità:una «qualità», la nostra, che supera la «quantità»della specie affine? oppure si tratta di una differentedistribuzione di componenti encefaliche conuna relativa carenza di neuroni, assunto che non potremomai verificare in assenza di reperti istologici?Dedito a raccolta e caccia ed organizzato in piccoligruppi familiari, l’uomo di Neanderthal dovette soccomberenel confronto con la nostra specie che giàsocialmente e culturalmente evoluta stava risalendoattraverso l’Asia minore per occupare i territori postia Nord, da cui, per converso, l’uomo di Neanderthal,spinto dalla glaciazione, stava discendendo.Oltre a fornire eccezionali spunti di riflessione filosoficae religiosa, la vicenda del Neanderthal si ponecome paradigma biologico di incomparabile valoreindicando come tra forza ed intelligenza non può cheprevalere, almeno a livello evolutivo, la seconda.Figura 3: Reperti fossili che testimoniano la evoluzionevolumetrica del cranio umano negli ultimimilioni di anni.Figura 4: Aspetto esterno del cervello di Homo sapienssapiens, rispetto a quello del Pan troglodytes(scimpanzé).278

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