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Figure 3 e 4: Cladogramma e distribuzione della malacofauna secondo laParsimony Analysis of Endemicity (PAE).leoambientali e climatiche dell’Isola di Pianosa [3,4]. Infatti, le specie raccolte nel sito neolitico di CalaGiovanna Piano sono ancora viventi e, confrontandolecon quelle che costituiscono i diversi ecosistemiattuali [8], è stato possibile ricostruire l’ambientepianosino di oltre 6000 anni fa. Le analisi indicano unambiente diversificato caratterizzato dalla presenzadi dune costiere, bosco, prato, campo coltivato e habitatrocciosi. Da segnalare la presenza importantedi specie tipiche di ambienti particolarmente umidi(Ferussaccia paulucciana, Pleuropunctum micropleurum,Hygromia cinctella) che suggerisce unacerta piovosità stagionale in grado di creare microhabitattali da consentirne la sopravvivenza. Lacampagna di raccolta del luglio-settembre 2007 equelle future consentiranno di effettuare un confrontotra i dati attuali e quelli del sito neolitico. Inoltre,partendo dai dati del 1970, si cercherà in un lavorofuturo di individuare eventuali variazioni nella composizionetassonomica e nella distribuzione dei molluschiterrestri di Pianosa, determinate dalla progressivaaridità registrata negli ultimi venti anni (Nicotracom. pers.).Le malacofaune pubblicate negli anni ’70 [1] sonostate utilizzate nell’ambito di uno studio finalizzatoall’individuazione delle relazioni biogeografiche intercorrentitra i molluschi delle varie isole dell’ArcipelagoToscano. Le forme listate in letteratura [1] sonostate ridenominate in accordo a tassonomie piùaggiornate e sono state inserite all’interno di una matricedi presenza/assenza in cui ad ogni isola è statoassociato un contenuto malacologico. Questa matriceè stata sottoposta ad una analisi denominata ParsimonyAnalysis of Endemicity (PAE). Sviluppata neglianni ’80 [9, 10], questa analisi è finalizzata alla ricostruzionedi un diagrammaad albero nelquale a ciascun ramoterminale è associatoil nome di una delleisole considerate e incui il pattern di ramificazionee la posizionerelativa dei vari ramiterminali corrispondonoa precise relazionidi affinità biogeograficabasate su condivisionedi taxa. L’analisiè stata condottautilizzando il programmaPAUP 4.10b [11] e tenendo presente i limiti dellaPAE evidenziati nella letteratura più recente [12].ConclusioniIl risultato dello studio consiste nel cladogramma presentatoin Figura 3 dove si osserva una particolare affinitàbiogeografica tra le isole di Capraia e Montecristoe un grande clade nel quale sono incluse l’Elba, ilGiglio, Gorgona, Pianosa e Giannutri. L’interpretazionedi questo cladogramma è piuttosto complessa datoche apparentemente isole lontane come Capraia eMontecristo mostrano maggiore affinità di isole vicinecome Capraia e Elba o Montecristo e Pianosa.È probabile che particolari fattori batimetrici (fig. 4)e ecologici possano interpretare la distribuzione dellemalacofaune analizzate e che questi fattori possanoalmeno in parte spiegare le affinità particolari osservatein queste isole. È già stato dimostrato infattiche l’estensione delle isole insieme con peculiaritàecologiche possono influenzare i risultati di una PAE[13]. Il grande clade che include Elba, Giglio, Gorgonia,Pianosa e Giannutri suggerisce la possibilità chein passato queste isole potessero formare un unicogrande ecosistema con costante flusso genico traun’isola e l’altra che, attraverso fenomeni di risalitadel livello del mare associati alla fine dell’ultima glaciazione,è poi andato incontro a frammentazionecon isolamento di singoli ecosistemi nei quali l’evoluzionedelle comunità malacologiche è proceduta indipendentemente.A questo livello, la PAE può fornire solo un primoelemento di studio e di riflessione; essa va integratacon modelli teorici di diffusione delle faune che fac-68

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