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«I Musei narrano la Scienza»: un progetto educativosionale né tanto meno una formazione omogenea eciò non solo fra i vari paesi, ma anche nell’ambito dellostesso paese e delle diverse istituzioni.È noto che il linguaggio scientifico è rigoroso; ci sidomanda: perché coloro che comunicano la scienzanon devono essere esclusivamente individuati suqueste basi e confusi o assimilati agli «animatori»,simpaticissimi signori che ci fanno divertire nei villaggidelle vacanze? Il significato della parola è importantee non deve ingenerare false attese, non deveingenerare confusione!Va inoltre rimarcato che chi fa comunicazione scientificanon fa attività ludica; si è fortemente scivolati inuna cattiva interpretazione dei modelli diffusi negliUSA che vedevano nella sola strada del gioco l’accessoalla conoscenza. È auspicabile che chi fa comunicazionescientifica si attenga alla prassi scientificaeuropea che vede, nei ragazzi, uomini in formazione.In merito alla comunicazione scientifica, EmilianoRicci, nel suo libro «La magia della scrittura» [12], afferma:»Il principale problema nel comunicare lascienza è quello del linguaggio» e precisa «chi devecomunicare la scienza si trova nel ruolo di interpreteche traduce da una lingua complessa a una lingua piùaccessibile» ma che non deve perdere il rigore e laprecisione. Va inoltre sottolineato che la crescita dirichiesta di cultura, connessa con lo sviluppo del turismoculturale che ha aperto la porta al cosiddetto«valore economico associabile ai musei» [13], nonautorizza a svilire la professionalità e la funzione dichi è impegnato a comunicare la scienza, né il ruolodel museo.In merito, si è ingenerata una pericolosa confusionefra educazione museale e marketing dei musei ∗ . Dueaspetti importanti ma che non vanno confusi. NicolettaGazzeri, nel seminario »Educazione museale emarketing: per una definizione non conflittuale diambiti e scopi» tenutosi ad Alba del 2004, ha sottolineatoche il problema nasce in assenza di equilibrio eprecise distinzioni fra questi due aspetti del mondomuseale.Occorre rimarcare, infine, che il dilettantismo inscienza è estremamente dannoso poiché laddove dovrebberegnare il rigore ci si imbatte nel pressappochismo,e dove bisognerebbe incontrare una visioneampia e articolata si rischia di entrare nel particolarismosemplicistico. In sintesi, se si continua a percorrerequesta strada si allontana sempre più il cittadinodalla scienza e, dequalificando le professionalità, sirinuncia ad educare.La struttura proponente il progettoIl Centro Musei delle Scienze Naturali dell’Universitàdegli Studi di Napoli Federico II, istituito nel1992, è costituito dai seguenti quattro musei: RealMuseo Mineralogico (1801), Museo zoologico(1813), Museo di Antropologia (1881), Museo di Paleontologia(1932). Il Centro occupa una superficiedi circa 4000 mq ed il patrimonio museale è costituitoda più di 150.000 reperti. Grazie al non indifferenteimpegno economico messo a disposizione dall’Universitàdegli Studi di Napoli Federico II per sostenerele sue attività, i musei sono aperti al pubblico dallunedì alla domenica e anche nei giorni festivi.L’alto valore scientifico e storico delle collezioni, ingran parte legate a ricerche effettuate sin dagli ultimianni del Settecento dai ricercatori che operaronoe operano presso l’Ateneo Fridericiano, e il rilevanteinteresse artistico e culturale delle sale espositive[14] ne fanno una struttura che si pone in chiara evidenzanei confronti delle altre istituzioni museali nazionalied internazionali.Nella veste di educatore e di divulgatore della scienzasi rivolge a soggetti eterogenei che vanno daglistudenti di ogni ordine e grado, ai cultori ed amantidel mondo della natura ed a chi desidera ampliare ilproprio bagaglio di conoscenze [15]. Il Centro Musealeha conseguito un’ampia esperienza in meritoalle diverse categorie di pubblico per le quali ha predispostospecifiche opportunità di fruizione.Perché il progetto educativo?Dalla bibliografia si evince che il museo è un luogoeducativo interattivo che si caratterizza per il trasferimento,tramite i reperti, delle conoscenze scientifiche.Richard Sandell [16] sostiene che i musei contribuisconoai processi di «inclusione sociale a livello individualee di comunità» e sottolinea, inoltre, che parteciparealle attività dei musei può produrre esiti positivinon solo a livello individuale, quali l’incrementodell’autostima o della creatività, ma anche a livello diintere comunità quale «catalizzatore per la rigenerazionesociale». Il museo è quindi un luogo di incontroe di scambio culturale ove si apprende dalle collezioni,dalle mostre e dai percorsi didattici realizzati.I musei naturalistici della Federico II si trovano inuna regione che rappresenta, per gli elementi geologici,paleontologici e mineralogici, per le rarità biologichee i paesaggi spettacolari, un’area a forte voca-155

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