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do mutamento dell’ecosistema marino operato dall’uomoche si attua attraverso la distruzione degli habitat,l’inquinamento, e l’aumento della temperaturadel Mar Mediterraneo. Le fluttuazioni climatiche, infatti,esercitano un ruolo fondamentale sui popolamentimarini e sulla loro biodiversità attraverso: effettidiretti sugli organismi (la temperatura causacambiamenti nella sopravvivenza e nel successo riproduttivo,nei pattern di dispersione e nel comportamentodelle specie); effetti mediati da interazionibiotiche (conferendo vantaggio competitivo ad unaspecie tra due specie che si sovrappongono); effettiindiretti attraverso le correnti oceaniche.Alcuni autori hanno evidenziato come, ad esempio,piccole variazioni climatiche possano generare grandicambiamenti nelle comunità marine attraverso laregolazione della predazione di specie chiave [1].Patchey et al., [2] hanno dimostrato che il riscaldamentodell’ambiente può alterare le reti trofiche ed ilfunzionamento degli ecosistemi acquatici.I pattern di biodiversità del Mediterraneo stanno subendodei cambiamenti che possono esser correlatiall’aumento della temperatura del mare. Negli ultimianni, ad esempio, si sta verificando un progressivo riscaldamentodel Mar Ligure ed un concomitante aumentodi specie di acque calde che si insediano formandopopolazioni stabili. Simili espansioni versonord degli areali geografici di specie di acque caldesono stati osservati anche in aree al di fuori del MarMediterraneo come il canale della Manica, Madeira,la Carolina del Nord e la California a testimonianzadella globalità di questo fenomeno [3].Alcune invasioni da parte di specie alloctone, tuttavia,hanno attirato maggiormente l’attenzione dei ricercatoria causa degli impatti evidenti che hanno provocatosulle biocenosi autoctone. Storicamente la maggiorparte degli studi di questo filone hanno riguardatospecie introdotte provenienti dal Mar Rosso attraversoil canale di Suez («migranti lessepsiani»).Seppur non appartenenti a questa categoria, il casopiù noto e meglio studiato di invasione nel Mare Nostrumè quello di due clorophyte: Caulerpa taxifolia(Vahl) C. Agardh (A.K.A. ‘‘l’alga killer’’), e Caulerparacemosa var. cylindracea (Sonder) Verlaque, Huismanand Boudouresque [5].La specie Caulerpa taxifolia, conosciuta come«algakiller», introdotta incidentalmente dal Museo Oceanograficodel Principato di Monaco nel 1984, ha invasorapidamente le coste francesi e quelle del norddella Liguria. Essa in 15 anni si è insediata stabilmenteraggiungendo le coste francesi, italiane, spagnole,tunisine e croate [4]. Successivamente è stata segnalataun’altra specie introdotta anch’essa appartenentealle caulerpales: Caulerpa racemosa. Questa alga,probabilmente introdotta con le stesse modalità dellaC. taxifolia, inizialmente è stata sottovalutata nelsuo potenziale invasivo, ma a lungo andare si è rivelatapiù pericolosa ed è riuscita a diffondersi più dell’algakiller.L’obbiettivo di questo studio è quello di riassumerelo stato di conoscenze relative all’invasione di C. racemosalungo le coste italiane e le sue interazioni congli effetti dei cambiamenti climatici che stanno avvenendonel Mar Mediterraneo.RisultatiL’alga Caulerpa racemosa, ad affinità calda tipica dellacosta sud-occidentale australiana, è stata segnalatanel Mediterraneo meridionale fin dai primi anni1990. Quest’alga estremamente invasiva si è espansavelocemente raggiungendo le coste di 11 paesi (Tunisia,Libia, Egitto, Cipro, Turchia, Grecia, Malta,Croazia, Italia, Francia e Spagna) e, spingendosi recentementefino alle coste delle isole Canarie, ben oltrei confini del Mar Mediterraneo [5].Fu osservata per la prima volta sulle coste della Libia[6] ed in seguito in molte zone del Mediterraneo tracui la Grecia e Creta, Albania, Spagna, Tunisia, Turchia,e Croazia.C. racemosa ha prosperato lungo le coste francesied è stata osservata nel Golfo di Marsiglia (Provenza,Francia), nella Baia di Tolone, Hyerès e Villefranchesur Mer [7] dove dal 1997 è divenuta piuttostocomune.Altre segnalazioni sono pervenute da Cipro [8] doveè stata ritrovata anche sotto i 70 m di profondità, dall’isoladi Malta e dalle isole Baleari. Le prime segnalazionilungo le coste italiane risalgono al 1993 nellaSicilia sud orientale e all’isola di Pantelleria. In talearea essa si è espansa rapidamente ed attualmente ègli autori1 Centro Interuniversitario di BiologiaMarina ed Ecologia Applicata G. Baccidi Livorno, V.le N.Sauro 4, 57127 Livorno* autore per corrispondenzalorenzopacciardi@cibm.it244

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