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sensibilità dei cotiledoni e delle prime foglie inespansione (lunghezza anche inferiore ad 1 cm) èben correlabile a quella delle foglie mature. Oltre allamaneggevolezza ed alla facilità di trasporto, il metodo,che è stato predisposto in forma di pratico«kit», offre il vantaggio di poter disporre in uno spazioconcentrato di un ampio numero di individui (inuna piastra sono ospitati 16 germinelli di Bel-W3 e 7di Bel-B), così che la ricchezza di dati compensa inparte la loro discreta variabilità [11].Come già accennato, di norma, la risposta dei bioindicatoriè costituita dalla comparsa sulle foglie di lesioninecrotiche, che devono essere quantificate.Poiché in condizioni di campo si opera mediante scaledi comparazione sintetiche, può sussistere unacerta limitazione alla ripetibilità e riproducibilità deidati, legata a fenomeni di soggettività.Un esperimento condotto in campo risalente agli anni‘80 [12] ha rivelato l’esistenza di un ampio range divariabilità nella sensibilità all’O 3da parte di genotipidi trifoglio bianco appartenenti alla linea commercialeRegal. La propagazione vegetativa delle piante selezionateha portato all’individuazione di due cloni arisposta differenziale: l’NC-S (O 3-sensibile) e l’NC-R(O 3-resistente), che sono stati successivamente saggiatiper la loro utilità come bioindicatori. La particolaritàdel sistema è quella di mostrare, in presenza diO 3, una differenza misurabile in termini di produzionedi biomassa epigea (figura 4). Questo metodo puòcontribuire a valutare le perdite economiche causatedagli effetti dell’O 3sulla produttività delle colture. Lasua utilità è stata riconosciuta anche dagli addetti alsettore sugli effetti dell’inquinamento atmosferico inquesto ambito nel quadro del programma di cooperazioneinternazionale UN/ECE (ICP-Vegetation).Nel Nord dell’Europa, il trifoglio è stato individuatoda tempo come un adeguato bioindicatore del livellodi O 3, in grado di sostituire l’impiego della cv. Bel-W3di tabacco, laddove le basse temperature non ne permettonol’utilizzazione. Il suo ampio areale di diffusionee la possibilità di una misura oggettiva del dannocostituiscono caratteristiche ottimali per l’impiegosu vasta scala. Nell’ambito di questo programma,sono stati condotti esperimenti anche in Italia.Estrapolare una risposta universale da queste piantee renderla applicabile alla vegetazione semi naturaleè sicuramente difficile a causa delle differenze sianella struttura genetica che nella composizione dellecomunità. Le piante autoctone, che crescono in situ,sono solitamente preferite per le indagini che riguardanola vegetazione spontanea. Questi bioindicatoriFigura 4: Effetti dell’esposizione all’aria ambienteper quattro settimane dei cloni di trifoglio biancoNC-S (sensibile all’ozono, a sinistra) e NC-R (resistente,a destra).rispondono visibilmente all’O 3soltanto quando postiin situazioni di sufficiente irrigazione del terreno e lecondizioni climatiche permettono l’assorbimento diO 3in quantità sufficiente affinché vengano inattivatii meccanismi antiossidanti di difesa.Di recente, è stato introdotto un bioindicatore alternativoai sistemi già esistenti [13]. Si tratta della Centaureajacea, la quale – solo dopo pochi giorni di esposizionead O 3– manifesta sintomi caratteristici in formadi stipple, che risultano identici a quelli riscontratinegli esperimenti in open top chamber [14]. Comeprevedibile, è stata riscontrata una forte variazioneintraspecifica nella risposta all’inquinante: la comparsadi effetti macroscopici, in condizioni ambientaliidentiche, varia in modo consistente all’interno di popolazioniprovenienti da differenti zone (e, quindi, climie livelli di inquinamento ambientale diversi).L’esperienza italianaLa prima pionieristica esperienza di biomonitoraggioin Italia è avvenuta in Toscana nel 1983 [2]. Da alloramolti studi sono stati condotti, oltre che in questaregione, anche in Liguria, Umbria, Veneto, Sicilia,in molte zone della Valle del Po e di Roma ed ancheall’interno dei progetti pilota dell’Unione Europea[15]. Nella città di Firenze, studi ambientali integrati[16] hanno fornito risultati di monitoraggio biologicoin accordo con quelli forniti dallo strumentale;come previsto, i bioindicatori del centro urbano eranocaratterizzati da danni fogliari minori: ciò è coerentecon quanto previsto per la distribuzione dell’O 3134

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