Andar per funghi... in mare?Le scarse informazioni circa l’esistenza di simbiositra funghi marini ed altri organismi ci dicono chequeste possono essere di tre tipi: licheni, micoficobiosie micorizze.I licheni (ne sono note 28 specie [11]) si trovanoprincipalmente sulle rocce nella fascia compresa traalta e bassa marea e sono, quindi, immersi ciclicamente,rari sono i licheni costantemente immersi[17], la componente algale è microscopica e può vivereindipendentemente dal fungo.Le micoficobiosi sono associazioni mutualistiche traun fungo sistemico ed una macroalga, sono associazioniobbligate e predomina l’habitus dell’alga (Kohlmeyere Kohlmeyer, l.c.), infine le micorizze sono ditipo vescicolare – arbuscolare e si ritrovano su alofiteche crescono nelle lagune salmastre. No micorizzesembrano esistere per fanerogame marine [23].Rapporti di natura parassitaria tra funghi ed organismimarini sono ben noti da tempo [24]. Predominantisono gli Oomycetes (non appartengono al Regnodei funghi, anche se comunemente sono consideratitali) ma anche rimanendo tra i funghi superiorisi può ricordare Fusarium solani che causa infezionidell’esoscheletro di crostacei, Scolecobasidiumche infetta massicciamente i coralli nelle isole Andamanee Lasiodiplodia theobromae, isolato da stadigiovanili di Tridacna crocea (curiosamente questofungo attacca piante terrestri diverse ma causa anchecheratiti, onicomicosi ed altre malattie nell’uomo,anche se raramente). Di grande interesse, siaper i danni causati sia per le probabili connessionicon il riscaldamento globale, è il caso dell’aspergillosidelle gorgonie [15]. Osservata per la prima voltanel 1995 nelle Antille olandesi (Saba), si è diffusa finoa Trinidad e Colombia a sud e Messico e Florida anord. In alcuni siti in Florida è arrivata a distruggereil 50% dei coralli, con grande variabilità tra sito e sito.I sintomi della malattia sono ben evidenti e consistonoin lesioni, dove il tessuto viene distrutto, circondateda aloni fortemente pigmentati. L’agente causaleè Aspergillus sydowi, saprotrofo comunemente isolatoda terreno, che potrebbe aver raggiunto i corallio trasportato con le sabbie africane da forti correntiaeree [9] o con materiale in sospensione trasportatoda importanti corsi d’acqua (Mississipi o Orinoco).Certo che, non essendo il fungo in grado di riprodursiin ambiente marino, è necessario un continuo apportodi inoculo dall’esterno in quanto la diffusionedel patogeno tramite porzioni di corallo infetto è pocoefficiente. A. sydowi è un patogeno opportunistaadattatosi all’ambiente marino, la sua temperaturaottimale di crescita è di circa 30°C e sembra esserefavorito da abbondanti disponibilità di azoto. Appareevidente come fattori antropici e non antropici (eutrofizzazione,inquinamento, riscaldamento globale)possano influire pesantemente sull’incidenza dellemalattie in organismi acquatici [19]; nel 1999 anchein Liguria fu segnalata una elevata mortalità di gorgonie,in coincidenza di un improvviso aumento ditemperatura delle acque, ed anche in questo caso icoralli erano estensivamente attaccati da protozoi efunghi (ma non A. sydowi) [4].I funghi marini: una risorsa per l’uomoCome in tutti gli ecosistemi, anche in mare i funghidevono mantenere il possesso del territorio per poterloutilizzare ai propri fini. Tra le diverse strategieche possono mettere in atto, l’ uso di sostanze chimiche,enzimi o sostanze ad attività antibiotica, apparedi grande interesse visto che le stesse sostanze chimichepossono essere vantaggiosamente sfruttatedall’uomo. Non è certo una novità che il mare forniscametaboliti di grande importanza; la produzionedella porpora di Tiro era già una fiorente industriapiù di 3500 anni fa, ed il suo precursore veniva estrattodalle secrezioni ipobranchiali di alcuni molluschi(ne occorrevano molte migliaia per ottenere ungrammo di colorante il cui costo, in certi periodi, eramolto superiore a quello dell’oro) [22]. In tempi moltopiù recenti l’industria farmaceutica ha utilizzato laCefalosporina C come precursore delle cefalosporine,ma la Cefalosporina C è un antibiotico prodottoda Cephalosporium acremonium, isolato, e studiato,da Brotzu nel 1945 in acqua di mare prelevata inprossimità dello scarico di una fogna nel porto diCagliari (http://www.unica.it/~webcontu/brotzu/brotzu2.htm). Negli anni ‘60 l’ambiente marino cominciòad essere seriamente considerato una importanterisorsa, nuovi metaboliti bioattivi sono statiscoperti e screening industriali sono stati avviati[27]; in definitiva l’interesse per essi è andato estendendosi[3]. Tuttavia, nonostante il rapido progredirenelle tecniche di isolamento e nell’individuazionedi nuovi metaboliti, la biodiversità dei funghi mariniè tuttora poco sfruttata.I metaboliti secondari di interesse economico includonopolichetidi, alcaloidi, terpenoidi, enzimi ed altresostanze [20]. Spesso queste sostanza sembranoessere prodotte esclusivamente da funghi marini, ades. gli enzimi alginolitici sono prodotti da specie di199
ascomiceti marini quali Asteromyces cruciatus, Corollosporaintermedia, and Dendryphiella salina [22] mano da ascomiceti terrestri [25].Se, da un lato, la ricerca si indirizza verso funghi mariniobbligati, per l’ovvia considerazione che vivendoin un ecosistema differente dai funghi terrestri potrebberoesprimere metaboliti diversi, non devonoessere trascurati i funghi marini facoltativi in quanto imetaboliti secondari sono isolato specifici e, quindi,anch’essi potrebbero rivelarsi interessanti. Un più recenteapproccio all’isolamento di sostanze interessantiper l’uomo, parte dalla constatazione che metabolitisecondari diversi sono espressi da un organismoquando allevato in presenza di un altro organismoo di suoi metaboliti. In tal modo sono stati isolatetre nuove chetoglobosine (citotossiche verso celluletumorali) da Phomopsis asparagi (isolato dalla spugnaRhaphidophlus juniperina) allevata in presenzadi un inibitore (prodotto dalla spugna Jaspis splendens)della F-actina [5] e nuovi peptidi antimicrobiciprodotti da un isolato di Emericella sp. In co-colturacon l’attinomicete marino Salinispora arenicola [6]aprendo la via a nuove ed entusiasmanti scoperte.ProspettiveGli oceani rappresentano l’ultima frontiera per l’uomosulla Terra. Le enormi potenzialità che essi nascondonoe la loro fragilità di fronte ai cambiamenticlimatici impongono un approfondimento delle conoscenzesu tutti i fronti.Le ricerche sui funghi marini sono ancora in uno stadiogiovanile. Esistono ambienti (Artico, Antartico,profondità degli oceani) per i quali le informazionisono scarse o nulle. Anche numerosi aspetti della fisiologiarichiedono approfondimenti, a partire daquelli relativi alla tolleranza al sale o alle elevate pressioni.Strettamente connesse con queste, sono le ricerchesul metabolismo e sui metaboliti, inclusi gliesopolimeri che ornamentano molti tipi di spore e lacui conoscenza potrebbe rivelarsi interessante nonsolo per le possibili applicazioni, ma anche per lacomprensione del loro ruolo nell’ecologia di questiorganismi. Strumenti e strategie di ricerca modernecominciano ad essere applicate ai funghi marini. Recentementeè stato reso pubblico l’intero genoma diun lievito marino, Debaryomyces (Torulaspora) hansenii(http://cbi.labri.fr/Genolevures/deha.php);questo è un fatto molto positivo, ma quanto può essererappresentativo dei funghi marini un lievito? I funghifilamentosi hanno un genoma molto più grande,si rende quindi necessario il sequenziamento di unfungo filamentoso marino, che consentirebbe di affrontareil problema di definire quali sono le caratteristichedifferenziali tra un fungo marino e la suacontroparte terrestre; lo stesso dicasi per gli Oomycetes;sono disponibili molte sequenze di Phytophthorapatogene di piante e queste potrebbero essereconfrontate con sequenze di Halophytophthora (marino).Conoscenze molecolari sono anche indispensabilise vogliamo affrontare il problema della filogenesidi questi organismi e se vogliamo rendere disponibilistrumenti per una loro rapida e non equivocaidentificazione. È dimostrato che i funghi presentiin habitat marini sono coinvolti in eventi disastrosiper altri organismi, spesso in conseguenza di condizionidi stress, strumenti che consentono una loroidentificazione rapida e certa, sono indispensabili ancheper comprendere l’epidemiologia di queste malattiee le cause che predispongono ad esse.Questa breve digressione sulle prospettive non vuolee non può essere esaustiva, ma ha soltanto lo scopo disollecitare l’interesse e la curiosità dei lettori per unsettore, la Micologia marina, che necessita di risorseumane e materiali e promette eccitanti scoperte.Bibliografia[1] E.S. Barghoorn, D.H. Linder, Farlowia 1944,1: 395.[2] D. Bass, A. Howe, N. Brown, H. Barton, M.Demidova, H. Michelle, L. Li, H. Sanders, S.C.Watkinson, S. Willcock, T.A. Richards, Proc.Royal Soc. B: Biol. Sci. 2007, 274: 3069.[3] D.S. Bhakuni, D.S. Rawat, Bioactive marinenatural products. Sprinter, Netherlands: 2005.[4] C. Cerrano, G. Bavestrello, C.N. Bianchi, R.Cattaneo-Vietti, S. Bva, C. Morganti, C. Morri, P.Picco, G. Sara, S. Schiaparelli, A. Siccardi, F.Sponga, Ecology Letters. 1999, 3: 284.[5] O.E. Christian, J. Compton, K.R. Chritian,S.L. Mooberry, F.A. Valeriote, P. Crews, J. Nat.Prod. 2005, 68: 1592.[6] O. Dong-Chan, C.A. Kauffman, P.R. Jensen,W. Fenical, J. Nat. Prod. 2007, 70: 515.[7] C. Durieu de Maisonneuve, Flore d’AlgerieCryptogamie Premiere Partie, Imprimerie Imperiale,Paris: 1846, p. 502.[8] S. Golubic, G. Radtke, T. Le Campion-Alsumard,Trends in Microbiology 2005, 13 (5): 229.200
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