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ascomiceti marini quali Asteromyces cruciatus, Corollosporaintermedia, and Dendryphiella salina [22] mano da ascomiceti terrestri [25].Se, da un lato, la ricerca si indirizza verso funghi mariniobbligati, per l’ovvia considerazione che vivendoin un ecosistema differente dai funghi terrestri potrebberoesprimere metaboliti diversi, non devonoessere trascurati i funghi marini facoltativi in quanto imetaboliti secondari sono isolato specifici e, quindi,anch’essi potrebbero rivelarsi interessanti. Un più recenteapproccio all’isolamento di sostanze interessantiper l’uomo, parte dalla constatazione che metabolitisecondari diversi sono espressi da un organismoquando allevato in presenza di un altro organismoo di suoi metaboliti. In tal modo sono stati isolatetre nuove chetoglobosine (citotossiche verso celluletumorali) da Phomopsis asparagi (isolato dalla spugnaRhaphidophlus juniperina) allevata in presenzadi un inibitore (prodotto dalla spugna Jaspis splendens)della F-actina [5] e nuovi peptidi antimicrobiciprodotti da un isolato di Emericella sp. In co-colturacon l’attinomicete marino Salinispora arenicola [6]aprendo la via a nuove ed entusiasmanti scoperte.ProspettiveGli oceani rappresentano l’ultima frontiera per l’uomosulla Terra. Le enormi potenzialità che essi nascondonoe la loro fragilità di fronte ai cambiamenticlimatici impongono un approfondimento delle conoscenzesu tutti i fronti.Le ricerche sui funghi marini sono ancora in uno stadiogiovanile. Esistono ambienti (Artico, Antartico,profondità degli oceani) per i quali le informazionisono scarse o nulle. Anche numerosi aspetti della fisiologiarichiedono approfondimenti, a partire daquelli relativi alla tolleranza al sale o alle elevate pressioni.Strettamente connesse con queste, sono le ricerchesul metabolismo e sui metaboliti, inclusi gliesopolimeri che ornamentano molti tipi di spore e lacui conoscenza potrebbe rivelarsi interessante nonsolo per le possibili applicazioni, ma anche per lacomprensione del loro ruolo nell’ecologia di questiorganismi. Strumenti e strategie di ricerca modernecominciano ad essere applicate ai funghi marini. Recentementeè stato reso pubblico l’intero genoma diun lievito marino, Debaryomyces (Torulaspora) hansenii(http://cbi.labri.fr/Genolevures/deha.php);questo è un fatto molto positivo, ma quanto può essererappresentativo dei funghi marini un lievito? I funghifilamentosi hanno un genoma molto più grande,si rende quindi necessario il sequenziamento di unfungo filamentoso marino, che consentirebbe di affrontareil problema di definire quali sono le caratteristichedifferenziali tra un fungo marino e la suacontroparte terrestre; lo stesso dicasi per gli Oomycetes;sono disponibili molte sequenze di Phytophthorapatogene di piante e queste potrebbero essereconfrontate con sequenze di Halophytophthora (marino).Conoscenze molecolari sono anche indispensabilise vogliamo affrontare il problema della filogenesidi questi organismi e se vogliamo rendere disponibilistrumenti per una loro rapida e non equivocaidentificazione. È dimostrato che i funghi presentiin habitat marini sono coinvolti in eventi disastrosiper altri organismi, spesso in conseguenza di condizionidi stress, strumenti che consentono una loroidentificazione rapida e certa, sono indispensabili ancheper comprendere l’epidemiologia di queste malattiee le cause che predispongono ad esse.Questa breve digressione sulle prospettive non vuolee non può essere esaustiva, ma ha soltanto lo scopo disollecitare l’interesse e la curiosità dei lettori per unsettore, la Micologia marina, che necessita di risorseumane e materiali e promette eccitanti scoperte.Bibliografia[1] E.S. Barghoorn, D.H. Linder, Farlowia 1944,1: 395.[2] D. Bass, A. Howe, N. Brown, H. Barton, M.Demidova, H. Michelle, L. Li, H. Sanders, S.C.Watkinson, S. Willcock, T.A. Richards, Proc.Royal Soc. B: Biol. Sci. 2007, 274: 3069.[3] D.S. Bhakuni, D.S. Rawat, Bioactive marinenatural products. Sprinter, Netherlands: 2005.[4] C. Cerrano, G. Bavestrello, C.N. Bianchi, R.Cattaneo-Vietti, S. Bva, C. Morganti, C. Morri, P.Picco, G. Sara, S. Schiaparelli, A. Siccardi, F.Sponga, Ecology Letters. 1999, 3: 284.[5] O.E. Christian, J. Compton, K.R. Chritian,S.L. Mooberry, F.A. Valeriote, P. Crews, J. Nat.Prod. 2005, 68: 1592.[6] O. Dong-Chan, C.A. Kauffman, P.R. Jensen,W. Fenical, J. Nat. Prod. 2007, 70: 515.[7] C. Durieu de Maisonneuve, Flore d’AlgerieCryptogamie Premiere Partie, Imprimerie Imperiale,Paris: 1846, p. 502.[8] S. Golubic, G. Radtke, T. Le Campion-Alsumard,Trends in Microbiology 2005, 13 (5): 229.200

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